Qualiano, clan De Rosa, estorsioni: il pm chiede quindici anni per il boss Paride

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Le conclusioni del pm

Nell’intervento il pm della Dda (Direzione distrettuale antimafia) chiede quindici anni per il boss Paride De Rosa e tre anni al collaboratore di giustizia Bruno D’Alterio, reo confesso. L’accusa, nella breve relazione, ricostruisce il quadro storico entro il quale avvengono i delitti. Si tratta di estorsioni del 2006 nei confronti di commercianti ed imprenditori di Qualiano.

L’estorsione

Il primo agosto 2006 avvenne l’estorsione, contestata al clan, che è descritta nella misura cautelare del 2014.  La data degli arresti. L’imprenditore che subiva periodicamente il pizzo è Domenico Mancino, specializzato nella vendita dei servizi sanitari. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti le tangenti definite «datate» – cioè con scadenza – erano di diecimila euro richieste nei seguenti periodi: Pasqua, Ferragosto e Natale. Trentamila euro all’anno. Un giro d’affari enorme se consideriamo tutte le imprese del territorio. Al momento del fermo gli imputati giustificarono – ai carabinieri della Compagnia di Giugliano – il possesso di tutto quel danaro affermando che si trattava di ingenti somme affidate dalla madre di D’Alterio al figlio. Quest’ultimo non riuscì più a nascondere la verità e vuotò il sacco confessando tutto.

La storia

In origine D’Alterio (avvocato Luigi Ferone) e  De Rosa (il difensore è Dario Vannetiello) erano le persone di fiducia del ras Nicola Pianese, alias «’O mussuto», dell’omonimo clan, poi ammazzato nel 2006. Tuttavia, i due esponenti di spicco (sono cognati), sempre nel Comune dell’hinterland a nord di Napoli, si misero in proprio occupandosi oltre che delle estorsioni anche di sostanze stupefacenti: hashish, cocaina e marijuana.

Il processo

Nella nona sezione penale del tribunale di Napoli si celebra tale procedimento processuale. Il rito è ordinario ed è il primo grado di giudizio. La prossima udienza è il 24 maggio.

Il boss De Rosa, in un altro processo, innanzi alla Corte di assise di appello, in accoglimento delle argomentazioni difensive è stato assolto dalla condanna all’ergastolo per gli omicidi di Pasquale Russo detto «’O cartunaro» e Armando Alderio, «Armanduccio» (entrambi del clan Pianese) commessi nel 2006.

 

 

© Copyright Mario Conforto, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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