Juncher e la Corte dei conti assestano un altro schiaffo a Renzi

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Jean-Claude Juncker, left, President of the European Commission, and Italy's Prime Minister Matteo Renzi discuss at the European Parliament, Tuesday Nov. 25, 2014 in Strasbourg, eastern France. (AP Photo/Christian Hartmann, Pool)
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Prosegue il braccio di ferro tra Europa e governo. Dopo le perplessità espresse da Bruxelles sulla manovra e le accuse di Renzi ai burocrati dell’Unione arriva un altro duro attacco da parte del presidente della Commissione, Jean Claude Juncker.

Intervenuto a un incontro della Confederazione dei sindacati europei, Juncker ha parlato proprio della manovra varata dal governo bacchettando le scelte di Renzi e Padoan: “’Italia non smette di attaccare la Commissione, a torto e questo non produrrà i risultati sperati.

L’Italia può oggi spendere 19 miliardi in più di quelli che avrebbe potuto se non avessi riformato il patto di stabilità con la flessibilità- ha osservato – e sono del parere che bisognerà saggiamente prendere in considerazione il costo dei terremoti e dei rifugiati. Ma – ha aggiunto – il costo addizionale è dello 0,1% del Pil, e l’Italia, che ci aveva promesso un deficit dell’1,7% nel 2017, ora ci propone il 2,4% per i terremoti e i rifugiati, con un costo pari allo 0,1%”.

Insomma le parole di Juncker potrebbero nuovamente portare una nuova fase di gelo nei rapporti tra Italia e Ue. Intanto sulla legge di Bilancio il governo deve fare i conti anche in Italia raccogliendo i rilievi dell’Ufficio per il Bilancio che “smonta” la legge di stabilità: “II giudizio complessivo è nell’intervallo dell’accettabilità ma con dei rischi derivanti dal fatto che le stime del Governo sono al limite superiore”, ha affermato il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, in audizione sulla manovra nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

“Nel complesso – ha aggiunto – l’effetto sull’equilibrio dei conti non è privo di rischi. Non tanto per l’incremento delle spese in conto capitale in disavanzo, dato il carattere non permanente di queste spese e gli effetti che esse potranno avere sulla crescita economica, quanto per l’assunzione di impegni permanenti dal lato delle spese correnti (in particolare per le pensioni e il pubblico impiego) compensati solo in parte da entrate permanenti e certe”.

In particolare, il mantenimento della clausola di aumento dell’Iva e, anzi, il suo rafforzamento nel 2019 con la finalità di garantire la tenuta dei conti rendono difficile identificare gli obiettivi della programmazione di bilancio di medio termine. Per il secondo anno consecutivo, l’intervento più rilevante della manovra di finanza pubblica è l’annullamento dell’aumento delle aliquote Iva per l’anno successivo”.

“Nell’ipotesi – ha concluso – vi sia l’intenzione di disattivare la clausola anche negli anni seguenti, lo stesso scenario sembra destinato a riproporsi nei futuri progetti di bilancio”. E come se non bastasse alcuni dubbi sulla manovra sono stati mostrati anche dalla Corte dei Conti che ha messo in discussione diversi punti della legge di stabilità.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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