Torna l’incubo Marsili, il vulcano attivo nel Tirreno

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Lungo la faglia si verificano generalmente eventi tellurici compresi tra i 100 e i 500 chilometri che non si verificano in altre zone d’Italia.

Per fare un paragone, il terremoto che colpì Palermo nel 2002 fu di magnitudo 5.6, quindi leggermente più debole di quello di ieri, ma questa volta la scossa non è stata avvertita dalla popolazione perché si è generata a 474 chilometri sotto la superficie terrestre. Non sono stati segnalati danni, anche se chiaramente l’apprensione è stata molto forte. Terremoto, sono gli Appennini che scivolano a mare, che si abbassano verso il Mar Tirreno, mentre tutta la dorsale montuosa viene piegata e spinta verso l’Adriatico (mare che tra qualche milioni di anni si chiuderà sotto la pressione della placca africana che appunto sospinge verso nord est quella europea). Il primo terremoto di magnitudo 5.7 è di ieri al largo del Mar Tirreno ad una profondità di circa 470 km.

In particolare nel Vibonese, ma anche nelle province di Cosenza e Catanzaro.

In tal senso, spiegano come “nella regione italiana la maggior parte dei terremoti avviene tra 0 e 20 km di profondità, nella crosta superiore”. La scossa di magnitudo 5.7 è accaduta a oltre 470 km di profondità e non può assolutamente essere considerata come un segnale di attività del Marsili. Per fortuna non ha provocato nessun danno, però le onde sismiche si sono comunque propagate in superficie, così che in Calabria tanti hanno avvertito il movimento sismico. Si coglie l’occasione per ricordare che i terremoti non si possono prevedere e che l’unica difesa possibile è la prevenzione.