Ancora qualche giorno, non più di quattro o cinque, e la relazione della commissione d’accesso agli atti finirà sulla scrivania del prefetto di Napoli Gerarda Pantalone. La triade commissariale, composta dal capitano dei carabinieri Antonio De Lise, dal viceprefetto Gerlando Iorio e dall’architetto Antonio Bruno, ha ormai ultimato il proprio lavoro. La relazione, composta dalle singole voci redatte dei vari componenti, è praticamente fatta. I prossimi due o tre giorni serviranno per le limature di rito, per qualche ulteriore incontro nella caserma di Marano. L’orientamento della Commissione? Finora non è trapelato nulla, ma la sensazione è che si opti per la proposta di scioglimento per infiltrazioni camorristiche nell’ente comunale. La relazione sarà poi vagliata dal prefetto Pantalone e, successivamente, dal ministero degli Interni Alfano. Saranno loro a decidere, verosimilmente entro la fine di novembre, del destino del Comune di Marano.

L’opzione scioglimento sembra esser supportata da alcuni fatti, alcune vicende che in questi mesi abbiamo più volto snocciolato: quelli relative ai mancati abbattimenti o sgomberi, all’incredibile sequela di vicende legate all’abusivismo edilizio, in alcuni casi non rilevate dagli organi comunali, al prelievo abusivo dell’acqua potabile, alla mancata emissione (per anni) delle bollette dei canoni idrici, senza contare le questioni attinenti alle parentele scomode di dipendenti comunali ed ex amministratori, nonché le proroghe assegnate per il servizio rifiuti e i fatti che hanno visto protagonisti funzionari o dipendenti comunali.

Dati chiari e fatti che spesso hanno favorito, direttamente o indirettamente, famiglie o personaggi in odor di camorra. Il punto ora è il seguente: la Commissione è riuscita a mettere insieme la grossa mole di dati in suo possesso e ha stabilire che, oltre al fumus (apparenza, sospetto), c’è anche della sostanza?

La partita sullo scioglimento del Comune si gioca proprio su quest’ultimo aspetto.

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