Austera, spoglia, la Chiesa di Sant’eligio a Napoli cela misteri, narra storie antiche, come vetuste e severe sono le sue origini, risalenti al 1270. L’ Arco con l’orologio spicca a fianco del campanile della chiesetta angioina di Sant Eloisa, alla quale fu aggiunto non prima del 1400. Si passa sotto l’Arco distrattamente, per andare oltre la piazza Mercato e immettersi nelle stradine a ridosso del Rettifilo, e non vi si bada, come spesso accade quando si cammina e si ha da fare: gli spazi della città risultano invisibili, eppure sono là a parlare al passante, se solo si presta attenzione. Questa costruzione in pietra e mattoni presenta un piano su cui è iscritto il quadrante dell’ orologio, ed uno che mostra due testine di marmo: la disposizione è la stessa sia sul lato che si rivolge a piazza Mercato, sia su quello rivolto alla piazzetta dove si adagia l’antica statua di Partenope. Due di queste testine rappresentano una sagoma di un uomo barbuto e un’ altra femminile. Chi sono? Sono i ritratti di Caracciolo giustiziato e della sua vittima e sposa. Secondo la leggenda il nobile e crudele Caracciolo, invaghito di una fanciulla, volle farla sua con un vile stratagemma, volle imprigionare il padre con una falsa accusa per poi costringere la giovinetta a concedersi a lui in cambio della liberazione dell’uomo innocente. Quando la cosa fu messa a conoscenza della reggente Isabella d’Aragona, figlia di Ferdinando, ella dispose che Caracciolo dovesse fornire di dote la giovinetta, sposarla, e infine lo condannò a morte, decapitato nella piazza Mercato. ” Le teste di ambedue gli sposi furono in bianco marmo scolpite e poste sopra l’Arco dell’ Horologio di Sant’eligio, riguardanti il luogo del supplizio, quali immagini sino ai nostri tempi vi si scorgono”. ( Summonte, Historia di Napoli)
© Copyright Emilia Pirozzi, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNewsI luoghi del cuore. E giustizia fu fatta: l’Arco di Sant’ Eligio e la leggenda di un sopruso punito
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