Napoli, elezioni: Bassolino prepara la vendetta sul Pd

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L’ultima stoccata, via Facebook, l’ha lanciata alla notizia delle liste del Partito democratico per il nuovo sindaco bocciate a Napoli per errori e omissioni: «Troppe connivenze e protezioni», ha scritto, «da tempo si era messo in conto di perdere, pur di mantenere il potere delle correnti. Bisognava commissariarli prima che facessero tanti guai».
Sul lancio di uova marce contro i militanti vicini a Valeria Valente (il candidato Pd a sindaco di Napoli) ha scelto di non dire neanche una parola.
Ma su Facebook è intervenuto, invece (e con veemenza), per commentare ilfallito attentato camorrista al procuratore Colangelo e le eterne malefatte dei boss: «Che cosa altro dovrà mai accadere a Napoli affinché si affrontino finalmente i problemi della sicurezza con adeguata efficacia?».
Traduzione: le uova marce alla Valente sono sciocchezzuole, a Napoli c’è ben altro di cui preoccuparsi.

GUERRA AL PARTITO. E via così: tra silenzi e denunce, moniti e rampogne.
È forse in atto una guerra – negata ma sotterranea – alla Valente e al “suo” Pd che lo ha trattato male?
È un modo per affossarne (senza mai dirlo) la candidatura?
Insomma: la vendetta è in atto? Ma no, ma quando mai, be’ forse, chissà, può darsi.
Aveva detto che – da sconfitto alle Primarie del Pd – non avrebbe partecipato in alcun modo alla corsa per sindaco a Napoli.
Ma in questi giorni sia i silenzi sia le parole – se appartengono ad Antonio Bassolino, ex leader operaista, ex ministro, ex sindaco ed ex governatore – rischiano di diventare una mina vagante contro i dirigenti del Partito democratico di Napoli che – logorati e stanchi – si ritrovano sull’orlo di una crisi di nervi.
«Che ha detto Antonio?». «Qualcuno sa che ne pensa Antonio?».
«Chi se ne frega di Antonio». «Sì, ma Antonio che fa? Antonio che dice? E che pensa?».

COSA HA IN MENTE IL 68ENNE? C’è perfino chi si mostra convinto che nella sede di Fondazione Sudd al corso Umberto, che è il “covo” in cui stanno rintanati gli amici di Bassolino, si infiltrino ogni tanto strani emissari del Pd: gironzolano nelle stanze, ostentano un’aria distratta, ma in realtà tenterebbero di orecchiare che cosa il 68enne leader sta preparando in vista del rush elettorale.
Sono solo aneddoti? Piccoli gossip? Fibrillazioni pre-voto? Può darsi.
Ma è dal 6 marzo 2016, cioè dal giorno della presunta compravendita dei votialle elezioni primarie in cui Bassolino fu sconfitto per 456 voti, che la figura dell’ex sindaco si è tramutata per i vertici e per i militanti del Pd in una sorta di “incubo” permanente, autorevole e iper-critico, che su Facebook sibila la sua per qualsiasi iniziativa si metta in cantiere.
«Un incubo», ripetono alcuni. Che si fa sentire eccome. Con i silenzi. O con quelle due o tre paroline, lapidarie e carnali, incastonate tra una pacata riflessione sul bel tempo che fa e un affettuoso pensierino rivolto ai nipoti lontani.
La «sindrome di nonno Antonio», l’ha definita qualcuno in vena di sarcasmo.

Nemmeno una parola sulla sparata anti-Renzi fatta da De Magistris

C’è chi – addirittura – straparla di un presunto «potere ipnotico» dell’ex sindaco, ma trattasi di esagerazioni.
Al massimo, spiegano, «Bassolino è uno che sa emozionare».
«Attenti, ci sono troppe liste per pochi elettori», aveva detto “nonno Antonio”.
E poi: «Così si va a sbattere», aveva sentenziato riferendosi alla fragilità della candidatura Valente e all’ostinazione con cui il premier Matteo Renzi aveva preferito non tener conto delle denunce sui presunti brogli alle Primarie 2016.
I dati dei sondaggi, oggi, avvertono che la Valente «rischia grosso».
E che il pessimismo di Bassolino non era infondato.
ANTONIO FA “IL CINESE”. Lui, serafico, reagisce alla solita maniera. Cioè, fa “il cinese”.
E spariglia a più non posso aspettative, schemi, prassi consolidate.
L’obiettivo? Dice chi lo conosce: «Punta a tenere vivi i temi secondo lui prioritari, a “segnare” e a mettere il cappello sulle questioni ritenute nevralgiche così da poter riproporsi da protagonista “attrezzato” dopo il voto (e comunque vada) sulla scena politica non solo locale».
Sì, ma che vuol dire che “fa il cinese”? Bassolino non pronuncia, per esempio, neanche una parola contro la clamorosa “sparata” di Luigi de Magistris che, in un recente comizio, ne ha dette di cotte e di crude contro il premier Renzi scatenando reazioni indignate.

SORRISI CON GIGGINO. Invece, quando Lucia Valenzi (la figlia di Maurizio, il primo sindaco comunista di Napoli, eletto nel 1976) lo invita insieme con De Magistris alla presentazione di un libro-diario che riguarda il papà, lui non solo accetta e ci va di corsa, ma – una volta nel salone della villa Pignatelli – sorride, stringe calorosamente la mano a De Magistris, si mette a dialogare cordialmente con lui, e che importa se “quello lì” rappresenta l’avversario mancato nella corsa a sindaco.
Il clima “disteso” che Bassolino intende imporre alla serata viene subito raccolto da Giggino, che – furbacchione  com’è – non si fa pregare a raccontare che sua madre «era iscritta al Partito comunista, che ha quasi sfiorato una candidatura e che lui, nel 1993, votò proprio per Bassolino sindaco a Napoli».

NESSUNO SCREZIO. Basta così? No. L’atmosfera si fa quasi da idillio quando Bassolino ignora gli assist che il moderatore Ottavio Ragone, capo della redazione napoletana de la Repubblica, gli lancia sperando che finalmente attacchi un po’ De Magistris nella sua funzione di sindaco in carica.
Niente. Nonno Antonio non raccoglie.
Ma come: Giggino non era quello che stava sbagliando tutto? Quello che aveva isolato Napoli?
E che da sindaco sta facendo il contrario di quel che bisogna fare?
L’idillio deve essere apparso così evidente (e un po’ imbarazzante da spiegare) che su Facebook Vincenzo Crolla, un fedelissimo dell’ex governatore, si è sentito in dovere di precisare e puntualizzare, ridimensionare e chiarire sui perché e sui percome di quella curiosa (ma non troppo) ed ecumenica serata.

Trattato così dal Pd? Bassolino non si arrende

Valeria Valente celebra la sua vittoria alle primarie del centrosinistra per la candidatura a sindaco della città di Napoli insieme al suo staff all’interno del comitato elettorale di Piazza Bovio.

La verità – sussurrano – è che da giorni “nonno Antonio” non sta facendo una mossa «che non sia attentamente studiata».
Chi lo conosce sa che mai si rassegnerebbe a essere trattato come il Pd di Renzi lo ha trattato prima, durante e dopo le tormentate Primarie 2016 respingendo i ricorsi e candidando il “traditore” Tonino Borriello, suo ex procacciatore di voti.
Non è guerra aperta, ma c’è chi giura che “nonno Antonio” «non si sia opposto» al fatto che suoi fidatissimi si candidassero in molte delle tantissime liste in corsa (quasi 6 mila i concorrenti) per il nuovo sindaco a Napoli.
Bassoliniani di sicura tradizione figurano nelle fila del Pd, ma anche nelle liste che appoggiano “l’odiato” (?) De Magistris e perfino in qualcuna di quelle schierate con il candidato di centrodestra Gianni Lettieri.

LA SFIDA DI STAVOLA. Qualche nome? Uno di primo livello – che sta con la lista di sinistra “Napoli in Comune” in appoggio al sindaco uscente – è Tommaso Stavola, autorevole portatore di consensi che, in un post sulla pagina Facebook, ha annunciato scherzosamente (ma forse non troppo): «La vendetta di Totonn’…Kamen!», dove Tottonn’ sta per Antonio (ovviamente Bassolino).
Ma Stavola ha anche scritto: «La sfida a Napoli è contro Renzi e i comitati di affari che lo spalleggiano, ma è anche la sfida che la sinistra lancia a se stessa…».
Altri bassoliniani doc stanno invece in lista con la Valente: Vincenzo Serio, per esempio. O Salvatore Guerriero. E molti altri.

FEDELISSIMI TRASVERSALI. La strategia è chiara: eleggere propri uomini in Consiglio comunale e nelle Municipalità in modo che, dopo il voto, Bassolino possa trasversalmente contare su un manipolo di fedelissimi per riaprire il confronto sulla sinistra a Napoli e fuori le mura.
C’è chi insinua che “la manina” di “nonno Antonio” si sia mossa in tal senso anche a proposito dell’appello a Renzi che 43 intellettuali napoletani hanno elaborato in seno al quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno.
Nel documento gli intellettuali chiedono che «si cambi davvero verso». E non nascondono la loro insoddisfazione.
Idem per il filosofo Biagio de Giovanni, che sul quotidiano Il Mattino ha scritto del degrado in atto e del rischio di un «nuovo plebeismo» che potrebbe uccidere Napoli.

Enzo Ciaccio -L43

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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