Amministrative, ecco il programma politico di Valeria Valente

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Vi racconto questa città. Vi racconto quello voglio realizzare a Napoli. Senza premesse, senza retorica.

Una città che ricomincia dal mare: il mare torna a essere il mare di Napoli. Mare balneabile, lungomare da Coroglio a Bagnoli, porto turistico.

Una città che recupera il suo ruolo nell’area del Mediterraneo. Grande emporio mercantile, straordinaria fucina di idee. Con un porto che, grazie anzitutto all’infrastrutturazione della logistica retro-portuale, ritrova la sua centralità, capolinea di grandi rotte transoceaniche e del traffico crocieristico. Crocieristi che non transitano soltanto per guardare la città da lontano, ma la vivono e alimentano la sua economia.

Una città che funziona, che spende i fondi europei per la Mostra d’Oltremare e il Centro Storico fino all’ultimo euro e che, con la programmazione nazionale e regionale, completa gli interventi su Napoli Est. Funziona la macchina comunale h24 e funzionano le municipalità che ricevono una vera autonomia finanziaria.

Una città che si muove, che non aspetta più. Con più treni, più autobus, più frequenza e regolarità nelle corse. Una città dotata di un progetto per la mobilità sostenibile, che estende le ZTL anche in periferia e si dota di nuovi parcheggi di interscambio, per residenti e con sosta oraria.

Una città più sicura: più sicure le scuole, con un piano importante per la sistemazione degli edifici; più sicure e illuminate le strade; più sicure, regolari ed evidenti tutte le procedure pubbliche.

Una città più pulita, più verde, più curata, che ogni anno, in ogni quartiere, restituisce alla collettività una piazza o un’area attrezzata. Che fa ogni anno, non quando capita, manutenzione ordinaria di almeno 30 km di viabilità. E finanzia le opere di riqualificazione e rigenerazione dell’edilizia urbana.

Una città che non perde lavoro ma lo crea, grazie alla valorizzazione delle sue eccellenze nel campo della ricerca, della formazione, delle start-up innovative. Crea lavoro grazie al porto che cresce, al turismo che riparte, ai capitali privati che tornano a investire, a un piano ragionato di edilizia residenziale pubblica.

Una città più vivace e creativa, che torna ad essere capitale della cultura, delle arti e dell’innovazione non solo per quello che i napoletani fanno nel mondo, ma per quello che il mondo trova venendo a Napoli. Che dà al cittadino napoletano la stessa opportunità digitale di un cittadino di Barcellona o di Marsiglia. Che investe nella cultura per valorizzare anzitutto l’intellettualità diffusa che arricchisce la città. Suono e lingua di Napoli, immagini e pietre di Napoli, persino il cibo e l’aria sono quel che sono  grazie ai suoi mille talenti.

Una città a misura di bambino, libera da ostacoli fisici, da sopraffazione e violenza. A misura di tutti: meno faticosa, più semplice, sensibile ai bisogni collettivi e promotrice delle iniziative individuali. Capace di generare senso di appartenenza e di combattere marginalità e nuove povertà.

Questa non è la città del futuro: è la città dei prossimi anni, che cominciamo a cambiare adesso.

Napoli Vale!

  1. Quel che Napoli sarà

L’Italia sarà quel che Napoli sarà.

Il discorso, che fin dai giorni dell’Unità d’Italia valeva per tutto il Mezzogiorno, vale ancor più per Napoli. Vale ancor più oggi, nel nuovo contesto europeo ed internazionale, in cui l’Italia potrà competere solo se torna ad essere competitivo anche il Mezzogiorno e soprattutto Napoli.

C’è una sfida, in termini di modernità, innovazione, legalità, sviluppo, che Napoli intende cogliere e può vincere. Una sfida urgente: secondo l’ultimo rilevamento di Eurobarometro (gennaio 2016), Napoli è al quintultimo posto in Europa quanto al livello di soddisfazione dei cittadini che vivono in città.

Quella che l’amministrazione uscente ci lascia è una città che si trova: al penultimo posto per efficienza amministrativa; penultima per possibilità di trovare lavoro; penultima per strade ed edifici, terzultima per trasporti pubblici, terzultima per pulizia. E si può continuare ancora nell’elenco.

Noi abbiamo idee e progetti per cambiare questo stato di cose e si articola in tre azioni di fondo:

         La prima azione è: funzionare. La città deve funzionare. Devono funzionare i servizi, le aziende a partecipazione pubblica, l’amministrazione, i trasporti. Prima ancora di spendere, si tratta di far funzionare.

         La seconda azione è: ricucire. Ricucire tra il mare e la città, tra il centro e le periferie, tra i palazzi e i cittadini. Nessun punto della città deve restare isolato, nessun napoletano deve essere lasciato solo.

         La terza azione: è cambiare, voltare pagina. Cambia la politica urbanistica, cambia la manutenzione urbana, cambia la gestione del patrimonio, cambia l’organizzazione comunale, cambia la politica culturale.

Tre elementi innanzitutto tengono insieme le tre azioni:

         il mare: motore dell’economia e del lavoro, delle nuove rotte del turismo, di scambi culturali e di fervore creativo, di una città più vivibile e accogliente, più inclusiva, più pulita e più libera;

         la rete: motore dello sviluppo, di una nuova cittadinanza, di saperi condivisi, ma anche di funzioni e servizi pubblici più efficienti e a misura del cittadino;

         la Scuola e l’Università: motori della formazione e dell’inclusione sociale, ma anche della creazione di valore a partire dalle risorse umane.

Altra sfida è quella rilanciare il dialogo tra l’amministrazione centrale e le Municipalità. Crediamo nella loro autonomia, nella valorizzazione del loro ruolo e nell’apporto che posso dare alla crescita della città.

Napoli Vale!

  1. 2. Saper fare!

Le cose devono funzionare.

Il mio programma mette al primo punto la riforma dell’organizzazione del Comune di Napoli. Dotiamoci, anzitutto, degli strumenti necessari per spendere bene e fino all’ultimo euro i fondi europei, nazionali, regionali. Restituiamo alla sfera pubblica: efficienza, efficacia e capacità progettuale.

Il Sindaco di Napoli deve assicurare il buon andamento dell’azione politica e amministrativa:

  • Riqualifichiamo la spesa, eliminiamo gli sprechi, promuoviamo l’e-government, ma creiamo anche spazi per nuove assunzioni e nuove competenze. Il Comune deve affrontare una stagione di tagli robusti, per via di pensionamenti e blocco del turn over.
  • Possiamo stare dentro questa congiuntura, imposta dai vincoli di bilancio, garantendo una veloce transizione verso la più estesa digitalizzazione dei processi amministrativi, eliminando gli ostacoli fisici e burocratici che si frappongono a un rapporto virtuoso con i cittadini.
  • Lanciamo nel primo anno di amministrazione un concorso pubblico per rinnovare i dirigenti del Comune e acquisiamo capacità commisurate alle effettive esigenze di un’amministrazione moderna, di profilo e formato europeo.
  • Valorizziamo il personale, puntando soprattutto sui giovani: in sinergia con la Regione e le Istituzioni accademiche. Possiamo creare un sistema di borse di studio che offra, ai più meritevoli, l’opportunità di esperienza di studio e di formazione presso le amministrazioni pubbliche di altri Paesi, per importare best practices nella nostra P.A.
  • Miglioriamo la qualità degli uffici periferici, che sono a più diretto contatto con i cittadini, introducendo un metodo di gestione per obiettivi, in una logica di incentivi e meriti, per diffondere una cultura della responsabilità e del risultato.

3. Europa Governo e Regione per Napoli

L’Unione Europea ha finanziato alcuni Grandi Progetti che incidono su questioni cruciali della città: centro storico, trasporti, porto, politiche culturali. Si tratta di progetti già approvati dalla Commissione Europea e, quindi, cantierabili. Contemporaneamente il Governo nazionale e la nuova Regione, guidata da Vincenzo De Luca, stanno compiendo scelte importanti per concentrare le risorse a favore di importanti interventi di trasformazione di Napoli e della città metropolitana. Bagnoli è la vicenda emblematica. Dopo anni di immobilismo si investono risorse importanti per la bonifica ed il risanamento ambientale e si dettano i tempi di un programma serio e credibile di trasformazione urbana. Parallelamente, va avanti il lavoro per migliorare e completare la rete di trasporto metropolitano su ferro e di grandi progetti che riguardano il porto di Napoli, la Mostra D’Oltremare e il centro storico. Sono progetti dotati di ingenti risorse che sono stati riprogrammati per l’incapacità dell’amministrazione comunale e della vecchia Regione di utilizzare oltre 350 milioni di euro di risorse.

Tra i Grandi Progetti che risalgono alle precedenti programmazioni e che, quindi, attendono di essere completate, ci sono le opere delle linee metropolitane 1 e 6, da portare a compimento (per le quali sono disponibili 850 milioni di euro). Ci sono, poi, quelli che sarebbero già potuti partire se l’amministrazione uscente si fosse rivelata all’altezza dei suoi compiti. Tra questi:

  1. per la valorizzazione del Centro Storico di Napoli sono pronti 100 milioni di Euro ancora non spesi;
  2. per  la riqualificazione urbana dell’area e dei beni culturali e architettonici della Mostra d’Oltremare sono pronti altri 83 milioni di Euro, anche questi non spesi;
  3. per il sistema integrato del porto di Napoli sono pronti ulteriori 150 milioni di euro. Il beneficiario è l’Autorità Portuale, ma l’assenza di sinergia con le altre istituzioni e con il Comune di Napoli, ha rallentato anche la realizzazione di queste opere. Inoltre, sono a disposizione 200 milioni per la riqualificazione dell’area portuale e retroportuale, oltre che per l’istituzione della Zona Economica Speciale, uno strumento che, altrove in Europa, sta assicurando risultati in termini di attrazione di investimenti e di crescita.

Questo è il primo palinsesto del programma per Napoli, che negli ultimi cinque anni nessuno ha saputo mettere insieme. È mancata una cabina di regia organica, che trasformasse rapidamente i progetti in bandi e le opere in cantieri. Una vera e propria task-force (Regione, Comuni, stakeholders), con il sostegno della BEI attraverso programmi di advisory come Jaspers, ma anche con prestiti ad hoc, per garantire le risorse per il cofinanziamento delle opere.

Queste azioni possono diventare realtà solo creando sinergie e cooperazione tra i diversi livelli di Governo. La questione Bagnoli dimostra che isolare la città non porta alcun risultato positivo per i napoletani, occorre perseguire la strada del dialogo nel rispetto delle reciproche competenze, per far sì che il “modello Bagnoli” possa essere esportato in altre aree della città e farle rinascere

Avere un piano.

Il secondo palinsesto è costituito dal Piano di sviluppo della città di Napoli e dell’area metropolitana, da scrivere insieme al maggior numero possibile di attori e istituzioni, per riportare l’economia in città e rafforzarla.

Il quadro economico campano è assai articolato. Secondo i dati Istat 2015, il tasso di disoccupazione in Regione è pari al 19,8%; a Napoli sale al 24,8%, con il picco del 25,9% per la disoccupazione femminile.

Oggi Napoli è sensibilmente più povera, ma mantiene nuclei di resistenza e persino di eccellenza industriale, ad esempio nei comparti meccanico, avionico, elettromeccanico, nella costruzione dei mezzi di trasporto. Napoli è tuttora la quarta provincia italiana (dopo Roma, Milano e Torino) per numero di start up innovative. È presente un indotto di piccole e medie imprese altamente specializzate e legate ad attività di sub-fornitura (come il Polo High Tech di Gianturco), ma soprattutto Napoli dispone di una straordinario serbatoio  di conoscenze: scuole, università, centri di ricerca, aziende del settore ICT, e un ecosistema a sostegno della creazione e dell’innovazione di impresa molto dinamico. La decisione della Apple di scommettere sul rilancio della nostra città e dei nostri giovani, testimonia che vi sono le premesse per rimettere in moto l’economia industriale ed attrarre nuovi investitori.

Si scrive un Piano per questo: per valorizzare tutta questa ricchezza e portare avanti un gioco di squadra. Per superare handicap dimensionali, logistici o amministrativi, per far circolare la conoscenza, per far incontrare idee imprenditoriali e risorse finanziarie, per capitalizzare e non disperdere, per promuovere e non deprimere. Programmazione non è una brutta parola se significa non soffocare le energie della città dentro uno schema rigido. Rappresenta un valore se significa liberare e convogliare intorno a un disegno strategico di sviluppo della città risorse pubbliche e private, cervelli, capitali e imprese, vincolandoli a metodi e obiettivi precisi. Il Piano non serve a conservare e proteggere, ma a mobilitare e cambiare, a superare impostazioni separate su settori e territori, ad adottare azioni complementari in un’unica strategia di sviluppo. Il Piano supera la dicotomia tra indirizzo industriale e indirizzo turistico, tra valorizzazione del capitale scientifico/tecnologico e capitale culturale/ambientale. Il Piano riflette le risorse, la storia, la vocazione e la specializzazione del territorio, per renderlo competitivo nei diversi contesti in cui si interviene. Il Piano renderà Napoli una città aperta, connessa, innovativa, che dà spazio ai giovani: la materia prima più trascurata di questa città, perché appartengono anzitutto ai giovani le “tre T” del cambiamento: tecnologia, talento, tolleranza. Il Piano favorirà la creazione di cluster di imprese innovative, ecosostenibili, specializzate nei settori dell’ICT, delle industrie creative, della manifattura digitale, della bioeconomia e dell’economia del mare, valorizzando un tessuto ampio di competenze, di ricerca e tecnologia, generando nuovi servizi e applicazioni

5. Vivere a Napoli

L’amministrazione Comunale deve diventare il motore di politiche urbane innovative. Nel quadro attuale di competenze, divise tra molteplici autorità pubbliche (Soprintendenze, Agenzia del Territorio, Autorità di bacino), il Comune deve stabilire l’agenda delle politiche da realizzare e renderla leggibile al cittadino.

Il Comune deve avere un’idea integrata del territorio. Vale a dire, tener insieme il costruire e il manutenere, il riqualificare, il restaurare e l’abitare. Oltre alle risorse europee nell’ambito dei Grandi Progetti, il Comune ha la possibilità di attivare subito le risorse del PON METRO, per il recupero del tessuto urbano. È dunque prioritario:

         rigenerare quartieri e aree dismesse (es.: Molo San Vincenzo, ex Corradini, Macello Comunale, Centrale del Latte);

         rendere funzionali e fungibili gli spazi urbani di proprietà del Comune sotto e mal utilizzati;

         incrementare la dismissione di patrimonio pubblico;

         riequilibrare i centri urbani impoveriti  dal progressivo svuotamento di funzioni;

         rifinanziare su larga scala il progetto Sirena per la riqualificazione di condomini e fabbricati;

         ‘spostare’ il Centro nelle periferie, integrandole agli spazi urbani principali;

         sollecitare gli stanziamenti statali per il Fondo sociale per l’affitto;

         rivedere le procedure di assegnazione degli alloggi.

Del territorio comunale fanno parte quei pezzi di città che i fondi europei, destinati ai Grandi Progetti, consentiranno finalmente di sistemare e rilanciare, nell’ambito del programma 2014-2020.

6. Muoversi a Napoli.

Napoli è una grande città e ha bisogno – come avviene in altre grandi città – di una politica della mobilità articolata e integrata, non di interventi sporadici e a macchia di leopardo. Gli obiettivi sono chiari e perseguibili, dentro la strategia di sviluppo urbano che prevede il completamento dei Grandi Progetti e i 90 milioni del PON Metro.

Il Governo nazionale e la Regione hanno confermato grandi investimenti per completare la rete metropolitana e migliorare il parco mezzi su gomma. Tra poco sarà maturo il tempo per ridurre drasticamente l’accesso delle auto e dei mezzi su gomma nella città.

Bisogna incentivare il trasporto pubblico, migliorarne la qualità e la regolarità, favorire gli interscambi tra le linee e i biglietti integrati, potenziare l’informazione all’utenza, anche con l’ausilio di sistemi telematici, occorre aumentare la sicurezza stradale, realizzare reti pedonali e ciclabili; ridurre le interferenze fra la circolazione dei veicoli e le funzioni commerciali e aumentare l’integrazione con le politiche del turismo; creare ZTL, anche in aree non centrali; ridurre le emissioni inquinanti, incentivando il trasporto elettrico, fluidificando il traffico con rotatorie e semafori intelligenti; limitare la circolazione ai veicoli più inquinanti sostenendo il bike-sharing e il car-sharing.

Questi obiettivi devono essere perseguiti insieme, avviando quello che in questi anni non è stato fatto: una programmazione del sistema dei trasporti e della mobilità nell’ambito della città metropolitana.

Le prime azioni immediatamente attuabili sono:

  • acquisto di nuovi treni (10) e autobus (100 ecocompatibili);

         campagna di sensibilizzazione civica (se l’autobus ti serve, perché lo danneggi?);

         accelerazione degli interventi in corso sulla rete della metropolitana;

         connessione wi fi su tutta la rete di trasporto;

         nuovo terminal bus extraurbani (delocalizzazione da Corso Lucci);

         parcheggi per 15000 posti auto (5000 di interscambio; 5000 per residenti; 5000 per sosta oraria);

         realizzazione itinerari pedonali;

         realizzazione ZTL con varchi telematici (Chiaia, Vomero, Centro);

         installazione di 10 nuove postazioni di bike-sharing e 10 di car-sharing;

         realizzazione di 50 rotatorie stradali;

         manutenzione ordinaria di 30 km di viabilità all’anno;

         nuova disciplina distribuzione merci e nuova disciplina transito e sosta dei bus turistici in città;

         creazione di una Struttura Tecnica di Missione per la Mobilità.

 

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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