Basket, la Dike Napoli liquida Sara Bocchetti con un sms

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Sara Bocchetti è una giovane napoletana di 23 anni originaria di Marano. Di professione fa la cestista. Metà della sua vita, quindi quasi 12 anni, li ha trascorsi al PalArgine di Ponticelli giocando dalle giovanili alla prima squadra della Napoli rosa dei canestri oggi Dike che ha ereditato il titolo dalla Gymnasium. Si è appassionata alla palla a spicchi guardando lo scudetto della Phard, la conquista della Fiba Cup a Fuorigrotta ed è riuscita a vestire la canotta dell’Italbasket. Sentimenti, sensazioni che ti legano col doppio nodo al club, alla squadra della tua città. Per la quale scendi sul parquet, per la quale sei disposto a sbucciarti le ginocchia o a storcerti una caviglia per recuperare quel benedetto pallone che sta uscendo dal campo.

«Il cuore oltre l’ostacolo», dicono quelli bravi ma lo slogan trito e ritrito per la bella Sara va uno step dopo. Una cestista o un cestista così brava, una napoletana nella Napoli dei canestri che a livello maschile fa solo figuracce e che invece nel basket rosa regge, non viene tirata su ormai da più di trent’anni. Annoveriamo l’ultimo della serie che oggi ha i capelli bianchi e risponde al nome di Massimo Sbaragli che è proprio come Sara. Un cestista di scuola napoletana ad aver raggiunto la Nazionale: un evento unico, straordinario. Ma Sara sorridente e gioviale h24 da lunedì scorso, 2 maggio, non lo è più o almeno lo ha in parte perso quel sorriso che la caratterizza. Glielo ha fatto perdere un sms lapidario e cinico con il quale il club Dike la liquida in modo perentorio. E lei su Facebook scrive: «Oggi qualcun altro ha voluto tutto questo, ha voluto strapparmi la mia vita, ed io con tutto il mio cuore chiedo solo di dargli il valore che merita, a chiunque prenderà il mio posto. Trattalo come la cosa più bella che esiste. Quella maglia sarà sempre la mia pelle, ma la vita va avanti ed ora sono pronta a ricominciare una nuova vita lontana da qui, con la fame e la voglia di accendere un nuovo sogno esattamente come 12 anni fa. Grazie a tutti quelli che mi hanno sempre incitato, sorriso e trasmesso fiducia, vi porterò sempre nel mio cuore. Forza Dike mia sempre. Sara 14 Capitano».

 Mimmo Morena bandiera del basket napoletano nato a Nagold in Germania le risponde sui social: «Parole da capitano vero. Mi sono emozionato a leggere questo tuo post. Chi più di me ti può comprendere, poi quando ci vedremo ti racconto come è andata con me», facendo evidentemente riferimento alla sua liquidazione dal Basket Napoli senza neanche quell’sms. That’s it o That’s all direbbero oltreoceano. Il club ha risposto: «Non vogliamo usare troppi giri di parole: ci dispiace che Sara abbia voluto salutare così la sua esperienza in maglia Dike! Ci dispiace, in particolare, che Sara abbia voluto accusarci di averla ‘licenziata’ con un sms. Non è esattamente così: proprio per non limitarci al semplice sms iniziale, la società si era resa disponibile per un incontro e l’atleta aveva fissato proprio per lunedì 2 maggio un appuntamento per chiarire meglio la decisione. Appuntamento saltato perché Sara, il Capitano, attraverso un sms (guarda caso…) aveva comunicato che non sarebbe stato utile. E’ vero che nei giorni scorsi alla giocatrice era stato anticipato il programma futuro attraverso un messaggio telefonico insomma: non è corretto però tentare di polemizzare su questo aspetto, visto che in virtù degli ottimi rapporti con la dirigenza, si era sovente visto la società e la giocatrice comunicare al di fuori di canali ufficiali, anche con questo mezzo».

Sara Bocchetti è diventata capitano di una società del massimo campionato italiano grazie alla Dike Basket Napoli, strano che non lo è mai stato con la vecchia società militante in A2 dove è nata e ha buttato tanto sudore. Il Capitano deve solo ringraziare a vita la Dike che gli ha dato questa opportunità e soprattutto di averla fatta giocare in competizioni Europee cosa che in Italia solo Schio milita”. E’ anche giusto dire che i ragazzi o le ragazze cresciute n casa e che diventano nel giro di pochi anni campioni andrebbero tutelati. Sara era parte del patrimonio di quella società che ha preferito orientarsi in modo diverso. Lo sport, il basket evidentemente funziona anche così. E queste vicende capitano soprattutto a quelli bravi, a quelli forti, ai capitani in grado di digerire meglio il boccone amaro. Un cuore marchiato a fuoco sulla palla a spicchi.

Corriere del Mezzogiorno

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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