A Marano si vive da sempre propaganda e di fatti pochissimi. La fanno un po’ tutti, soprattutto certi politici sponsorizzati dai soliti due menestrelli dello pseudo giornalismo locale, che si sono già posizionati: uno tira la volata alla sinistra estrema, l’altro al centrosinistra.
Il Galeota è una delle storie più incredibili degli ultimi 20 anni, il cui schifo è stato raccontato filo e per segno dal nostro giornale in tante occasioni.
La masseria, ovvero quello che è sorto al posto della masseria, non è altro che un complesso edilizio ubicato nella zona di San Rocco. Nel 2004, appartamenti e locali commerciali sorsero (con una semplice Dia) in luogo dell’antica masseria, in un’area agricola, dove si sarebbero potuti eseguire solo interventi di ristrutturazione dell’esistente e con determinate modalità. Non certo si sarebbero potute realizzare case. Il Comune di Marano, in quei periodi, non fece alcunché per sanzionare gli abusi: né ordinanze di abbattimento né tanto meno atti per l’acquisizione al patrimonio comunale né tanto meno fu revocato della Dia presentata agli uffici. Per questa vicenda sono tuttora imputati l’ex sindaco Mauro Bertini, l’ex dirigente comunale Armando Santelia e l’imprenditore Angelo Simeoli.
Dal 2004 nessuna giunta comunale o organo affine, dunque, si è mai preoccupata del Galeota. Nessuna. Il bene fu sequestrato (dalla Procura) solo nel 2006, ma l’ente municipale, conscio degli abusi, avrebbe potuto tranquillamente mettere in atto – tra l’autunno del 2004 e la primavera del 2006 (anno in cui Bertini finì il suo mandato)- i provvedimenti di natura amministrativa di cui sopra, ovvero ordinanze di demolizione, revoca Dia e successiva acquisizione.
Non se ne fece nulla. Il dissequestro scattò anni dopo e i primi provvedimenti furono adottati dalla giunta Liccardo solo nel 2014, ovvero revoca della Dia. Da quel giorno il Galeota è completamente abusivo. Anni dopo, molti anni dopo, l’ufficio tecnico comunale, allora guidato dall’ingegnere Di Pace, acquisì il bene al patrimonio dell’ente.
Ora si dice che il Comune (lo si dice da anni, in realtà) sia pronto a realizzare una scuola nel complesso del Galeota. Lo scrivono i commissari in una nota. Se ne parlò anche un paio di anni fa, ma non se ne fece nulla. Il Pd sostiene che finalmente si farà. Una scuola, forse, sorgerà nella sede della Sime costruzioni, in via Puccini, bene confiscato dal 2008, ma formalmente acquisito dal Comune solo nel 2022. In 14 anni nessun assessore o funzionario delle amministrazioni Perrotta, Cavallo, Liccardo e quelle guidate dai commissari se ne erano mai accorti.
Quanto al Galeota, noi siamo ancora scettici e sapete perché? Perché nelle abitazioni del Galeota risiedono diverse famiglie, alcune delle quali soccombenti anche in sede di giustizia amministrativa. Gli sgomberi – così come sollecitato a suo tempo dalla magistratura – non sono mai stati eseguiti, così come nulla si è fatto per la palazzina dei Polverino di via Sant’Agostino e per tanti altri beni abusivi ancora occupati sul territorio. Difficile si possa realizzare una scuola – anche se l’obiettivo è di crearla in una parte del complesso residenziale attualmente non occupato – senza aver prima sciolto i nodi sugli occupanti. Possono restare o no? Possono accordarsi con il Comune o no? Possono eventualmente pagare un fitto all’ente? O l’unica strada è quella dell’azione coatta? Nessuno se ne occupa, si tira a campare, come sempre.
La vicenda Galeota, al netto delle questioni giudiziarie e penali, non è mai stata affrontata con il necessario piglio dalle varie giunte. E i motivi sono noti agli addetti ai lavori.
Gli attuali commissari, oggi al governo della città e tutt’altro che brillanti nel loro operato, tra quattro mesi o giù di lì andranno via: si insedierà una nuova giunta e se i nomi sono quelli che circolano la questione Galeota rimarrà sepolta nel cassetto chissà per quanto tempo ancora. Così come rimarrà sepolto il Pip e le sue tante storture, la struttura che ospita la scuola Garden House (bene confiscato abusivo), la palazzina dei Polverino e i 288 beni confiscati non ancora destinati ad alcun utilizzo sociali. Senza contare il bene confiscato che da anni qualcuno (proprio vicino al Pd) continua a detenere senza aver mai fatto uno straccio di iniziativa.
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