Punti di vista. Il suicidio di Alessandro, il bullismo e l’impegno (necessario) di scuola e famiglia

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Un suicidio che vede ancora noi adulti ciechi e sordi al grido di sofferenza di un ragazzino. Alessandro aveva solo 13 anni. Tra pochi giorni avrebbe dovuto iniziare a frequentare la terza media. Ma giovedì, dopo aver inviato un messaggio di addio alla sua amata, si è suicidato, lanciandosi nel vuoto. Le indagini hanno scoperto che sei ragazzi alcuni minorenni, lo perseguitavano inviandogli messaggi continuamente di insulti e minacce. La psicologia ci dice che il suicidio è un gesto di autolesionismo estremo che non ha mai una causa sola e precisa. Sarebbe quindi semplicistico e superficiale pensare che Alessandro si sia ucciso a causa del bullismo. Una cosa però è certa: quei ragazzi non gli hanno reso la vita facile. Anzi, con il loro comportamento hanno contribuito ad amplificarne la solitudine, l’insicurezza, la disperazione. Tra pochi giorni riprenderanno le scuole. Facciamo capire ai nostri ragazzi che non stanno andando in guerra, che non devono competere con nessuno, che non devono affermare se stessi a danno degli altri. Insegniamo loro di essere disponibili, gentili, aperti al dialogo. Spieghiamo ai nostri ragazzi che l’unico successo cui noi genitori teniamo è che crescano “sani”, nella condivisione con gli altri. Diciamolo loro che a noi genitori non importa che prendano buoni voti ma che importa solo che essi crescano felici.

Michele Izzo giornalista

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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