Le ditte di pompe funebri di Pomigliano e Casalnuovo interdette dalla prefettura per infiltrazioni mafiose non ci stanno e si ribellano. I necrofori hanno sfidato il provvedimento tenendo aperti i loro uffici ma soprattutto facendo esporre negli spazi destinati alle affissioni manifesti funebri che annunciano messe in suffragio e funerali imminenti. Attività che quindi almeno nella mattinata di ieri sono proseguite come se nulla fosse accaduto, a dispetto di quanto predisposto dell’interdittiva antimafia, che ha colpito queste aziende azzerando di fatto il servizio nelle due città ad est di Napoli, un territorio popolato da circa 100mila persone le quali ora, nel triste caso di lutti, per far svolgere i funerali devono rivolgersi a ditte provenienti da altri comuni.
Ma la reazione ieri è stata immediata. Lo stesso Maiello ha subito messo sotto sequestro due negozi rimasti aperti, uno dei quali nel centro vecchio di Pomigliano. È gestito dalla sorella di quello che la prefettura definisce il referente principale del clan Foria, Nicola Foria, giudicato il dominus occulto delle cinque aziende fatte interdire dal Gia, il gruppo investigativo antimafia che ha agito sulla base delle informative del nucleo dei carabinieri di Castello di Cisterna e della polizia municipale di Pomigliano. I gestori delle due ditte sono stati pure sanzionati per aver fatto affiggere una serie di manifesti che annunciavano messe in suffragio dei defunti. «È una fase molto delicata – avverte il comandante Maiello – bisogna vigilare non solo sul rispetto delle interdittive emanate dalla prefettura e sulle conseguenti ordinanze di chiusura emanate dai comuni coinvolti. Ora il pericolo è che vengano svolti funerali da ditte provenienti da altri comuni ma che in realtà operano in accordo con quelle interdette».
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