Oggi i cittadini italiani diranno se i referendum sulla «giustizia giusta» (remake dello slogan coniato da radicali e socialisti nel 1987 sull’onda del «caso Tortora») avranno avuto un senso oppure no; se sarà superata la fatidica soglia del 50 per cento di elettori necessaria a rendere valida la consultazione ed eventualmente abrogare le cinque leggi prese a simbolo per cambiare «dal basso» un sistema che il Parlamento non riesce a riformare.
Era il 3 giugno 2021 quando Matteo Salvini e Maurizio Turco, leader dei due partiti promotori, srotolarono insieme ad altri militanti protetti dalle mascherine anti-Covid all’epoca obbligatorie lo striscione «Referendum giustizia» sulla scalinata della Cassazione, per annunciare l’inizio della campagna. Per tutta l’estate raccolsero le firme, oltre 700.000 dissero; tuttavia la proposta formale l’hanno presentata i Consigli regionali a guida di centrodestra, alternativa prevista dalla Costituzione. Non più referendum popolari, quindi, bensì a trazione squisitamente politica.
L’abbinamento con le elezioni amministrative rappresenta una chance in più, ma la vera sfida resta quella. Per i promotori e per i partiti che li hanno affiancati: di fatto tutto il centrodestra più Italia viva, a conferma di un’alleanza ormai stabile sui temi della giustizia. Nella destra si distingue però Fratelli d’Italia, che dà indicazione per tre Sì e due No, contraria alla limitazione dei presupposti per la carcerazione preventiva e alla cancellazione del decreto Severino. Per il Sì sono anche formazioni collocabili al centro, come +Europa e Azione, nonché una frangia di esponenti del Pd che in nome di un garantismo assoluto è per abrogare tutto quello che si chiede di abrogare. Contrari senza defezioni interne restano solo i Cinque Stelle.
Si vota anche in tantissimi comuni, anche in provincia di Napoli: Somma Vesuviana, Portici, Pozzuoli, Sant’Antimo, Acerra, Nola, Tufino, Ischia e Casamarciano. Rischi di infiltrazioni, di natura camorristica, sono stati lanciati a destra e a manca. Solita storia, soliti richiami, ma alla fine (quasi) nulla accade. Vedremo.