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Già nei giorni scorsi quando c’era solo la minaccia di un attacco alla centrale nucleare si pensava di fare scorta delle pillole di iodio anti radiazione. Poi nella notta del 4 marzo la guerra in Ucraina ha portato l’attacco da parte delle forze russe contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa.
Così ancora di più è scattata la psicosi d‘acquisto delle pillole di iodio. Come viene riportato dal giornale Le Soir, se lo iodio radioattivo viene rilasciato nell’aria, l’assunzione di ioduro di potassio “satura la ghiandola tiroidea, prevenendo così l’assorbimento di iodio radioattivo” e il conseguente “rischio di cancro alla tiroide“. Tuttavia “le pastiglie di iodio non offrono protezione contro altre sostanze radioattive” dalle quali, in caso di emergenza, è necessario ripararsi.
In Belgio fanno scorte di pillole di odio e in Svizzera le distribuiscono alla popolazione entro 50km dalle centrali nucleari. In Italia sono vendute sotto forma di integratori che si possono comprare senza prescrizione in farmacia, ma l’assunzione in autonomia e senza consulto medico può essere pericolosa perché può portare a disfunzione della tiroide. Un flacone da 120 compresse ha un costo in media di 12 euro.
Agenzia federale per il controllo nucleare ha fatto presente che l’attuale situazione in Ucraina non ne richiede l’uso, sottolineando che le compresse di iodio non vanno assunte in maniera preventiva senza prescrizione o indicazione da parte delle autorità competenti.