Governo Draghi, il toto-ministri e le pressioni per le riconferme di qualche “vecchio”

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La nuova squadra di governo e il nodo dei rappresentanti dei partiti della vecchia maggioranza da inserire eventualmente nell’esecutivo. Si gioca anche su questo punto la partita. Pd e 5 Stelle spingono per dare un segnale di continuità (quantomeno simbolico) con il governo precedente e dare così ai grillini un pretesto per giustificare l’ennesima giravolta di fronte ai loro elettori.

I nomi che dal Pd danno come probabili conferme nei rispettivi ministeri sono quelli di Dario Franceschini (Beni Culturali) e Lorenzo Guerini (Difesa). Si parla però anche di una new entry sempre in casa Pd, dovuta alle logiche di correnti interne, cioè quella di Andrea Orlando come ministro della Giustizia, ruolo che ha già ricoperto nei governi Renzi e Gentiloni. Una casella, però, che i rumors di Palazzo danno già per assegnata ad un tecnico in quota Quirinale, cioè Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale. Il cambio di ministri Pd sta già aprendo alle contestazioni di genere nel partito, perché verrebbe fatta fuori la De Micheli (Infrastrutture) per lasciare spazio solo a colleghi uomini del Pd. Un problema in più da gestire, tra i molti altri ostacoli.

Nel valzer è entrato anche il nome di Paolo Gentiloni, come ministro dell’Economia e di fatto la delega al Recovery Plan, ma il problema è che l’ex premier ricopre una carica di assoluto prestigio a Bruxelles, Commissario Ue per gli affari economici e monetari, per cui si ritiene più utile averlo lì che a Roma. Stesso problema per un tecnico molto stimato da Draghi che pare predestinato al Mef, Fabio Panetta, che però dovrebbe lasciare il board Bce, un’altra casella strategica per gli interessi italiani, forse troppo per lasciarla. Altri i «Draghi boys» in lista per i dicasteri economici: Daniele Franco, Dario Scannapieco, Lucrezia Reichlin.

La continuità passerebbe anche da Iv e M5s. Nel caso dei renziani si proporrebbe Teresa Bellanova sempre per l’Agricoltura, ma in pista c’è anche Ettore Rosato, mentre per i grillini un nome è quello di Stefano Patuanelli, non più però al Mise dove Draghi schiererebbe un tecnico (e qui i nomi in gara sono molti: da Vittorio Colao a Enrico Giovannini, Carlo Cottarelli). Difficile una riconferma della Lamorgese all’Interno, visto il veto esplicito della Lega, come pure è in salita una riconferma al Mef di Roberto Gualtieri, poco gradito dai renziani. Nel caso di un coinvolgimento diretto di Salvini nel governo, il nome spendibile è quello di Giancarlo Giorgetti, mentre per Forza Italia ci sarebbe Antonio Tajani.

Altre poltrone di peso da assegnare sono gli Esteri e l’Istruzione. Per la Farnesina c’è Elisabetta Belloni, segretaria generale del Ministero degli affari esteri dal 2016. A succedere alla Azzolina arriverebbe il professore di area prodiana Patrizio Bianchi, ex rettore dell’Università di Ferrara, ex assessore alla Scuola in Emilia-Romagna con Errani e Bonaccini, nell’ultimo anno ha guidato la task force ministeriale sulla ripartenza delle scuole in pandemia. Resta il nodo Sanità, Roberto Speranza spera in una riconferma ma è probabile che, a gestire la pandemia, andrà un tecnico.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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