Marano, a dicembre scoperti altri grandi abusi edilizi. Abusi finanche sul retro di Castel Monteleone. La città ancora oggi devastata dal cemento selvaggio

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Nel solo mese di dicembre, quello dell’anno appena archiviato, ben sei ordinanze di demolizione o ripristino dello stato dei luoghi.

A Marano, territorio devastato da decenni dal cemento selvaggio, l’abuso edilizio è una pratica che non passa mai di moda. Pochi giorni fa l’ufficio tecnico comunale, sulla scorta delle verifiche eseguite dalla polizia municipale, ha emesso ben sei ordinanze di abbattimento, in alcuni casi per maxi abusi perpetrati nel centro cittadino o nella splendida zona di Pietraspaccata, uno degli ultimi polmoni verdi della città, dove sorge un antichissimo eremo semi rupestre, oggi purtroppo in condizioni a dir poco disastrose.

A Pietraspaccata era stato costruito un immobile comprendente due abitazioni, un deposito in muratura e una tettoia in legno. A Castelbelvedere, una delle popolose frazioni periferiche di Marano, sono stati scoperti invece ben due manufatti abusivi che fungevano da deposito.

Strutture realizzate sul retro della parete est del Castello di Monteoleone, sorto nella prima metà del 1200 per volontà di Federico II. Stessa musica anche in via Corree di Sotto, la zona in cui i liquami fognari di numerose abitazioni (ancora oggi) vengono sversati nell’alveo dei Camaldoli. Gli agenti della municipale hanno rilevato l’esistenza dell’ennesimo manufatto abusivo, l’ennesimo capannone costruito in difformità rispetto ai permessi rilasciati dall’ufficio tecnico comunale.

Nella centralissima via Falcone, a due passi dallo stadio comunale, sorge un maxi deposito di materiali in metallo gestito da una società alla quale è stato già intimato più volte lo sgombero e che ha ottenuto (dalla giunta Visconti) una proroga fino a febbraio. Il deposito fu realizzato molti anni fa su un terreno (uno dei tanti) di proprietà del Comune di Napoli.

Nei pressi del deposito, come si evince dall’ordinanza comunale, vi sarebbero ben due appartamenti abusivi, entrambi occupati da alcuni nuclei familiari. E ancora, sempre nella medesima zona, tra via Falcone e via Musella, baracche in lamiera e alcuni piccoli manufatti in muratura. Abusi su abusi, insomma, nella città da anni attenzionata dalla Procura e al centro di numerose inchieste giudiziarie, dove nel corso degli ultimi decenni – in nome del mattone selvaggio – sono state sacrificate splendide masserie del Settecento, antichissimi palazzi e reperti di epoca romana, e appezzamenti di terreno in cui venivano coltivati prodotti di pregio.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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