Stamani in una postazione 118 giunge chiamata, sul telefono fisso, non su registrato, dalla
CO per avvertire che si deve effettuare un soccorso su paziente con sospetto di infezione
Covid 19. Si comunica, anche, che i calzari non sono più previsti, come dotazione, da norma vigente non meglio specificata. In caso di rifiuto si minaccia di dar seguito l’iter previsto dall’art 650 del codice penale. Per eccesso di zelo, non per paura, il medico copre le scarpe con delle buste della spazzatura, indossa i DPI e, con abnegazione , si reca a casa del paziente. Al termine dell’intervento l’equipe si sposta presso la struttura ospedaliera di riferimento, per effettuare la sanificazione del mezzo.
Manca un’area filtro per la svestizione che avviene nel piazzale, sporco, con guanti usati
gettati un po’ dappertutto, mancanza di un posto dove potersi lavare le mani. Viene negato
l’accesso ai bagni, provvisti di sapone liquido, sia del PS che della sede della CO del 118 ed
ancora dei locali di una unità, forse deputata al controllo della sanificazione. La raccomandazione principe, per combattere la diffusione di questa pandemia, è quella di lavarsi le mani in continuazione e con massima attenzione. Dovrebbero essere stati previsti corsi per l’utilizzo dei DPI ma nessuno ne è stato informato. L’autista dovrebbe essere stato formato sulla giusta metodica di sanificazione. Non sono state fornite, agli operatori sanitari, linee guida aziendali. Queste ultime aggiornata alla nuova classificazione dell’agente patogeno ridefinito SARS-CoV-2. L’autore della nota, minacciosa, di applicazione dell’articolo 650 del codice penale dimentica che quando si parla di sicurezza sul lavoro, esiste un impianto sanzionatorio, per il datore di lavoro e per il dirigente, presente nel D.lgs. 81/08 ed aggiornato dal successivo D.Lgs. 106/09
Vice segretario FIMMG Emergenza Territoriale
Dott. Giuseppe Antonio Lombardi
