Renzi mette in discussione Conte e gli alleati, Pd e 5 Stelle, vanno su tutte le furie

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Foto LaPresse/ Alfredo Falcone 06-08-2016 Rio de Janeiro Copacabana sport ciclismo su strada Giochi Olimpici Rio 2016 - nella foto: Matteo Renzi Photo LaPresse/ Alfredo Falcone 06-08-2016 Rio de Janeiro Copacabana Rio 2016 Olympic Games - In the picture: Matteo Renzi
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I più arrabbiati sono i parlamentari di “Base riformista”. Sono gli ex renziani, ora tutti in coro contro Matteo. Il mood è “non lo sopportiamo più. Vuole solo distinguersi per avere visibilità”. L’ex segretario del Pd, ora leader di Italia Viva, che ogni giorno pianta bandierine e alza paletti, è riuscito a ricompattare le varie anime del mondo dem. Ma anche e soprattutto nell’impresa quasi impossibile di far esporre il Movimento 5 Stelle in maniera netta a favore del premier Giuseppe Conte. L’aggettivo, ormai trasversale, che riguarda Renzi è il seguente: “Irresponsabile”.

Base riformista, la corrente che fa capo ai due ex fedelissimi Luca Lotti e Lorenzo Guerini, considera una “bomba Molotov” quella sganciata da Renzi con l’ultima intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero, nella quale l’ex premier si spinge a tal punto da mettere in dubbio la permanenza di Conte a palazzo Chigi. E ad annunciare modifiche alla legge di bilancio. Dietro questa mossa ci sarebbe la volontà, è il dubbio che circola con insistenza in queste ore, di voler colpire e quindi sostituire il capo dell’esecutivo. “Renzi pensa a Mario Draghi”, ipotizza qualcuno.

Ed è per questo che inizia la corsa alla blindatura di Conte. Inaspettatamente il Movimento 5 Stelle si espone in maniera secca: “Se qualcuno ha strane intenzioni sappia che l’alternativa è il voto”. E anche il capo della delegazione Pd, Dario Franceschini, parla dell’esecutivo Conte come l’ultimo di questa legislatura. Insomma, niente scossoni e ribaltoni, soprattutto in sessione di bilancio.

Anche per gli ex fedelissimi di Renzi la misura è colma. “Se stai in maggioranza ci devi stare, non puoi fare l’opposizione. E poi, quando in Cdm si è approvata la manovra i tuoi dov’erano?”. È il ragionamento che rimbalza nelle varie chat in queste ore. Proprio perché il leader di Italia Viva, che ad agosto scorso era stato lo sponsor principale del governo giallorosso, ora mina la sua sopravvivenza. Pochi giorni fa aveva puntato il dito contro Quota 100 e adesso sposta l’attenzione su quelli che definisce “i tre principali errori da eliminare dalla manovra: le tasse su zucchero, plastica e soprattutto auto aziendali che sono una inspiegabile mazzata alla classe media”. E quindi, nel giro di poche ore, partono in batteria una raffica di comunicati contro l’ex premier, pur non nominandolo.

“Gualtieri ha fatto un mezzo miracolo dopo la fuga di Salvini dalle sue responsabilità. Il problema è che oggi chi vota i provvedimenti in consiglio dei ministri dopo 12 ore fa lo gnorri e fa partire il fuoco amico. Quanto può durare questo giochino?”, twitta sibillina Alessia Morani, sottosegretaria al Mise. La collega al governo Simona Malpezzi è sulla stessa linea: “Il ministro Gualtieri ha fatto un miracolo. Se si governa insieme, si fa squadra. Altrimenti non è contributo ma fuoco amico”. E ancora Piero De Luca, un tempo fedelissimo di Maria Elena Boschi: “La manovra varata dal governo è positiva. Tutto è migliorabile in Parlamento. Ma si lavora meglio in maggioranza senza rincorrersi o giocare al rialzo ogni giorno”.

Il portavoce di Base riformista, Andrea Romano, fa nomi e cognomi e lancia un’accusa che punta a far male. “Che senso ha picconare ogni giorno il governo di cui si fa parte? Italia Viva partito di lotta e di governo, stile Turigliatto?”, scrive su Twitter, rievocando il caso del senatore del PdCI che contribuì, con la sua astensione sulla mozione dell’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema sulla politica estera, alla caduta del Governo Prodi II. Per il responsabile organizzazione Dem Stefano Vaccari “Renzi oggi sembra indossare i panni del Matteo sbagliato”.

No tax significa niente ospedali, niente scuola e niente servizi ai cittadini. Il Pd lo ricorda a Matteo Renzi con una nota in cui viene spiegato: “C’è qualcosa che sfugge a Matteo Renzi che, in linea con un certo populismo fiscale che da tempo contagia una certa politica, continua a rivendicare la sua presunta crociata contro le tasse. “No Tax – scrive il membro della segreteria Nicola Oddati -vuol dire no ospedali pubblici, no istruzione pubblica, no trasporti, no servizi sociali, no case popolari, no sostegno ai comuni. Ovvero minare alle fondamenta dello stato sociale repubblicano. Un grave errore metterla su questo piano per chi è stato segretario di un partito di centrosinistra”.

Nicola Zingaretti ufficialmente non commenta e osserva un partito che si compatta attorno al segretario, grazie al “nemico” esterno, grazie a colui che nel settembre scorso ha voluto spaccare il Pd. E il premier Conte fa lo stesso. Anche Luigi Di Maio non si espone direttamente, ma una nota firmata Movimento 5 Stelle prende la distanza da Renzi e frena qualsiasi altra ipotesi oltre il quadro attuale.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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