E ora quando voteremo? Col fantasma della crisi diventato reale ieri, quello che resta da capire è quanto tempo ci vorrà prima di tornare alle urne. Elezioni subito dunque? Non proprio. Il premier Giuseppe Conte ha sottolineato che la crisi aperta ieri da Salvini va prima ‘parlamentarizzata’ e cioè, non avendo il presidente del Consiglio rassegnato le dimissioni, spetta al Parlamento esprimersi votando o meno la fiducia, presumibilmente dopo Ferragosto. Ma quali sono le date possibili? E quali i tempi da rispettare?
ORA CHE SUCCEDE – Uno degli scenari delle prossime ore è la convocazione della conferenza dei capigruppo della Camera – probabilmente il 13 agosto – poi il voto a Montecitorio che potrebbe avvenire non prima del 20 o del 21 agosto. Se il governo dovessere essere sfiduciato dal Parlamento (in quel caso si parla di crisi parlamentare), il premier si recherebbe al Colle per rimettere il mandato. Una volta aperta ufficialmente la crisi, il Presidente della Repubblica avvia le consultazioni. Nel caso dell’impossibilità di formare un governo che abbia una maggioranza alternativa a quella attuale, il Capo dello Stato potrebbe sciogliere quindi le Camere e indire nuove elezioni.
LE DATE IN POLE – A conti fatti, aperta la crisi di governo a metà agosto, le prime date utili per il voto sarebbero quelle del 13 ottobre (ma in tal caso le Camere dovrebbero sciogliersi prima di Ferragosto), del 20 ottobre o, data più probabile, il 27 ottobre, perché è impossibile sperare in tempi tecnici più brevi. Date che restano tuttavia un’ipotesi poiché i tempi del dibattito parlamentare potrebbero allungarsi. In queste ore c’è poi chi dà come papabili le date del 3 o del 10 novembre, anche se appare molto difficile.
LA MANOVRA – Sulle elezioni si staglia l’ombra della manovra. Il 30 settembre deve essere presentato alle Camere il Def, il documento di Economia e Finanza con gli obiettivi di politica economica che lo Stato deve poi inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre. La manovra va approvata dalle Camere entro il 31 dicembre per scongiurare l’esercizio provvisorio.