Omicidio Candela, ecco cosa ha riferito in aula (durante la prima parte del controesame) collaboratore di giustizia Perrone. I Polverino azzerati dopo la cattura di Zi Totonno

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Si torna a parlare dell’omicidio Candela, avvenuto a Marano nel luglio 2009. Il collaboratore di giustizia Roberto Perrone, per anni esponente di punto dei Polverino nel comune di Quarto, è stato sottoposto (durante il controesame) ad un fuoco di fila di domande da parte dei legali di Giuseppe Simioli, alias ‘o Petruoecelo, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di “Peppe Tredicianni”.

Candela era un affiliato al clan, ma pagò con la vita per i dissidi avuti con i vertici del sodalizio camorristico per anni in auge nei comuni di Marano e Quarto. Perrone ha risposto alla prima parte delle domande formulate dai legali di Simioli, ribadendo che Candela, dopo esser stato messo ai margini dal clan, aveva intrapreso in autonomia affari legati al traffico di droga. Fu ammazzato per questo motivo e perché, in varie occasioni, avrebbe avuto da ridire contro alcuni personaggi di spicco dei Polverino, tra cui proprio Simioli.

In quel periodo Simioli era il numero due del clan. Per quell’omicidio è imputato – nelle vesti di mandante – anche Giuseppe Polverino. Il controesame di Perrone proseguirà nelle prossime settimane. I legali di Polverino si sono limitati a formulare poche domande.

La fazione criminale di Marano, che verso la metà degli anni Novanta era riuscita a spodestare i Nuvoletta, è da ritenersi ormai azzerata. Soltanto due giorni fa, con l’arresto di Antonio Polverino, i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno assestato il colpo definitivo alla cosca. “Zi Totonno”, 73 anni, era ultimo padrino di Marano. Ricercato dal 2011, si era rifugiato in un casolare delle campagne di Cassino. Sempre nel Lazio, nell’arco degli ultimi mesi, sono state stanate le altre primule rosse del clan: Carlo Nappi, Giuseppe Ruggiero e Giuseppe Simio

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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