Gli umori di molti parlamentari dem sono tutt’altro che vivaci. Anzi, sono terrorizzati dalla prospettiva di doversi andare a conquistare il seggio nei collegi uninominali.
In tal caso sarebbero “solo” 32 i parlamentari con più di 15 anni di anzianità. Tutti gli altri sognano di aggrapparsi a un salvagente chiamato “deroga”: la direzione del partito, infatti, può decidere di procedere alle deroghe a maggioranza assoluta e con votazione su una relazione motivata. Ma anche le deroghe hanno un limite: non possono superare il 10% del numero dei parlamentari uscenti, quindi ora non possono essere più di 38 e non è detto che Matteo Renzi accetti di arrivare al tetto massimo di deroghe. E siccome ha già annunciato di voler candidare esponenti della società civile e millennial, lo spazio per i seniores potrebbe essere assai limitato. La competizione diretta con gli altri partiti e la vastità dei collegi preoccupa chi dovrà correre con il sistema maggioritario dopo anni di sistema bloccato. Tutti preferirebbero venire candidati nel sistema proporzionale che, per un meccanismo di elezione, offre maggiori garanzie di successo, almeno al primo del listino. Insomma, le prossime settimane partirà la caccia alla candidatura e il Transatlantico è pieno di capannelli in cui già si discute di capilista e collegi. I tempi, del resto, non sono troppo lunghi: sempre in base allo statuto del partito entro i primi di gennaio si dovrà decidere il regolamento per le candidature, a meno che le Camere non vengano sciolte prima, e dalla riunione della direzione che deciderà il regolamento partirà lo show down che deciderà il futuro dei 381 attuali parlamentari del Pd.
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