Motivi personali sarebbero alla base della decisione, già comunicata al Ministero dell’Interno, di abbandonare il Comune di Marano. Motivi personali che rispettiamo e che non saranno oggetto (da parte nostra) di riflessioni o ragionamenti. Solo Reppucci, se lo riterrà opportuno, potrà chiarire i reali motivi che lo avrebbero spinto ad informare gli organi sovracomunali.
Al netto di queste considerazioni, che non attengono alla sfera politica e amministrativa, c’è da ribadire, ancora una volta, che l’operato di questa commissione, di cui Reppucci è l’esponente principale, è stata fallimentare.
Al Comune è un macello continuo, con segretari generali che vanno e vengono, funzionari e dipendenti che scappano. Scelte infelici, nomine illegittime, forzatissime. Chi doveva essere spostato, perché segnalato in ordinanze di custodia cautelari o nella relazione di scioglimento dell’ente, è stato mantenuto nei suoi comparti; qualche dipendente è stato addirittura premiato. Tra i casi più emblematici? Quello dell’ufficio avvocatura, tra i peggiori per rendimento, potenziato con svariate figure, alcune delle quali di alto livello, sottratte ad altri uffici.
E poi figuracce continue, come quella sui rifiuti, con gli ultimatum lanciati alla ditta e gli improvvisi dietrofront. E ancora: l’immobilismo sul Pip che ha fatto “incazzare” finanche la Procura di Napoli; le lentezze per la ripresa dei lavori al cimitero, le ordinanze comunali disattese o fatte rispettare dai vigili con estremo, estremo ritardo e solo dopo denunce a mezzo stampa.
Undici mesi di tarantelle continue. Reppucci, anche se non dovesse andar via (i poteri forti dell’ente tifano per un suo rientro al Comune), ha perso il bandolo della matassa. Il Comune non è riuscito ad eseguire nessuno (o quasi) degli interventi programmati: niente delibera sul riscatto del diritto di superficie, niente contratto con la ditta Tekra (il segretario generale si è addirittura rifiutato di firmarlo); la delibera sul turn over dei comunali congelata inopinatamente; concorsi in odor di imbroglio e un sovraordinato, Pepe, promosso dirigente senza alcuna procedura ad evidenza pubblica e senza aver maturato i requisiti previsti dalla legge. E ancora: soffiate partite dagli uffici, con i privati informati anzitempo delle manovre e dei provvedimenti a loro carico voluti dai dirigenti o dalla stessa commissione. Parcheggiatori abusivi che continuano a fare il bello e cattivo tempo, mentre l’ente, in condizioni di pre-dissesto, continua a perdere soldi, entrate importanti.
Unica nota lieta: i provvedimenti contro i morosi dell’acqua, fortemente voluta da una componente della commissione, che ha però dovuto chinare la testa su altre vicende amministrative.
Tornerà Reppucci? Non tornerà? Poco importa: il Comune necessita di uno choc, di uomini e donne che abbiano la voglia di scardinare il “sistema” di potere interno al municipio e il coraggio di essere impopolari.
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