Marano, il fallimento dei commissari straordinari. Non hanno voluto “toccare” i dipendenti e gli uffici e così si sono incartati. Era l’unica operazione da fare per salvare il Comune

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Lo avevamo detto e scritto in tutte le salse, molto prima dell’avvento al Comune dei tre commissari straordinari, sbarcati in città dopo gli anni di immobilismo targati Liccardo. Lo avevamo scritto e tutti, forze di polizia, esponenti della pseudo politica maranese e persino i commissari, Reppucci, Greco e De Caro, erano concordi su quanto dicevamo e scrivevamo: la salvezza del Comune di Marano passava e passa solo attraverso un necessario stravolgimento della macchina comunale. I commissari, però, si sono fatti “fregare” e non hanno avuto il coraggio di insistere sull’unica strada corretta. Sarebbe bastato, a mo di esempio, far ruotare negli uffici una quindicina di persone, dipendenti e funzionari di “rilievo” di ogni settore.

In questo modo avrebbero ottenuto l’effetto sperato: tutti gli altri infatti, col timore di essere spostati, si sarebbero messi in riga. E invece hanno ceduto alle pressioni: qualcuno dei dipendenti in odor di spostamento si è fatto “raccomandare”, qualcun altro è andato a piangere da Reppucci, altri hanno paventato disastri e fatto credere che, senza di loro, sarebbe stata l’Apocalisse.

E’ il più grande errore commesso dalla triade, che non ha alcuna chance di incidere in una città martoriata dall’abusivismo selvaggio, con uffici a fortissimo rischio corruzione, con problematiche (vedi alla voce Pip, cimitero, isola ecologica, case popolari, rifiuti, beni confiscati) che farebbero tremare le vene ai polsi di consumati politici ed esponenti delle forze dell’ordine, figuriamoci a un prefetto in pensione, quale è Reppucci, che sperava di godersi il fine carriera con moderata tranquillità e con qualche chiacchierata qua e là con preti e insegnanti. I commissari si sono incartati sul turn over dei dipendenti e da lì non si sono più ripresi, eccezion fatta per qualche buon intervento sul fronte del recupero crediti. Il risultato? Negli uffici comandano i soliti “mammasantissima”.

Tantissimi gli atti finiti nel mirino della critica o ritenuti illegittimi: la nomina di due dirigenti, Di Pace e Pepe, è quella più scandalosa. I due non possono in alcun modo svolgere il ruolo affidatogli nei mesi scorsi. Lo dice la legge e lo dice chiaramente. E allora c’è da chiedersi: i commissari si sentono al di sopra della legge?

© Copyright lo sceriffo, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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