L’OPINIONE. LA POLITICA ARTE DEL POSSIBILE. LE DECISIONI AL POPOLO

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Domenica, primo ottobre, si e’ conclusa la Festa del Lavoro promossa a Napoli da Articolo Uno-Mdp con le conclusioni di Pazienza e Pisapia.

L’attesa per l’intero popolo della Sinistra era importante, capire se esistono ancora margini per un soggetto di centro-sinistra , ampio ed inclusivo, da renderlo, con il suffragio degli elettori, maggioritario nello scenario della politica nazionale. In un quadro dove l’avversario resta il Movimento 5 Stelle, privo di un modello di sviluppo per il paese ed una esperienza di governo, interprete di una sfiducia verso il sistema partitico che resta l’unico pilastro della democrazia ed un centro-destra, composto da partiti e movimenti, che, se pur divisi su posizioni contrapposte: l’Europa Politica, l’Euro, un programma comune, trova la sua rivincita, presentandosi con un’alleanza , lista unica, sistema di nominati, per bloccare la vittoria elettorale di quel vasto campo progressista e riformista esistente nel paese.

L’elettorato del centro-sinistra chiede unita’. Pur tuttavia, dobbiamo ancora constatare da parte di Renzi e del suo cerchio magico una chiusura, dopo che il P.D. ha subito una scissione, la perdita di milioni di voti dagli elettori, le pressioni della minoranza e di alcuni esponenti della maggioranza al suo interno, verso un soggetto federato di centro- sinistra per non portare il partito di maggioranza relativa ad una sconfitta elettorale e ad una rinuncia alla governabilita’ del paese. Bisogna che ci sia una svolta di cambiamento che non puo’ esimersi dall’unita’ del centro-sinistra. Una politica dell’ambiguita’ dei due forni, con Alfano, Verdini , ed un’alleanza con Forza Italia, nel prossimo governo del paese non e’ compresa dagli elettori, per cui si impone una fase di riflessioni per tutte le anime che si richiamano al centro-sinistra: dal cattolicesimo progressista, al riformismo socialista, al massimalismo di sinistra, al movimentismo di pura matrice progressista, per cui, urge trovare una sintesi. I personalismi, le contrapposizioni, trovano il loro tempo, e non giovano al paese. E’ quanto hanno sostenuto gli intervistati. Sostenuto in particolare da Pisapia, che il P.D. resta un competitor e non un avversario politico per i suoi fini sociali ed istituzionaliche si era dato alla sua costituzione. Recuperare quegli elettori che continuano a credere in un ritorno alle sue origine, e’ importante per evitare una ulteriore divisione alla sua sinistra. Un partito di testimonianza del 3%, non e’ l’auspicio e, non e’ compreso dagli elettori. Analisi condivisa dallo stesso Speranza, nell’affermare con forza che la scelta adottata insieme a tanti altri compagni, cioe’ l’uscita dal P.D. ha avuto un unico scopo, quello di costituire un nuovo soggetto politico ampio ed inclusivo che possa recuperare quell’elettorato del non voto o che ha preso altre sponde dai partiti che rappresentano il centro-sinistra.

Negli interventi alla chiusura della Festa del Lavoro, Pisapia e Speranza concordavano che la strada e’ tortuosa ma comunque da percorrere, concludendo che con spirito costruttivo, con poche e concise richieste si sarebbero recati in delegazione, il martedi’ successivo, dal Presidente del Consiglio dei Ministri, per poi rimettersi subito al lavoro per elaborare un programma condiviso e presentarsi alla prossima assemblea costituente del nuovo soggetto politico con regole ben definite di democrazia dal basso che lo distingue e lo rende credibile agli altri partiti. Lo scopo primario, di Pisapia, di Mdp, del Campo Progressista e, dell’intera sinistra, e’ capire se sussiste ancora un margine, da parte del gruppo dirigente del P.D., di una apertura verso la sinistra ed una politica di centro-sinistra o privilegiare alleanze anomale che vanno in una direzione opposta, considerato che gli interlocutori erano parte integrante della maggioranza del Governo Gentiloni e il sostegno, come ribadito successivamente da Bersani, non era in discussione, per cui l’attuale legge elettorale, se non modificata, va comunque nella direzione di dividere e non unire con la conseguenza di presentare liste e candidati di parte.

L’incontro con Gentiloni, interlocutorio, per la finalita’ prefissata, come sostenuto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, per le poche proposte, di per se migliorative, rimandava le decisioni per il Def e la Legge di Stabilita’ al Ministro dell’Economia, e, per la parte sostanziale, lo Ius soli, legge di civilta’ e la legge elettorale, al Nazareno.

Nei giorni successivi sono seguiti interventi dei piu’ diversi, posizioni che sicuramente, come poste, hanno solo il significato di egemonia di parte e, non contribuiscono alla costruzione di un soggetto politico ampio ed inclusivo di centro-sinistra, tutti tatticismi, rigurgiti di una vecchia politica. La cultura socialdemocratica, cattolica progressista, come quella verde- ecologista sono e restano utili ed indispensabili nel costituente soggetto politico, per cui ci impone alcune riflessioni.

In un qualsiasi processo storico e’ l’uomo che ne determina l’accelerazione o il ritardo!.

In uno Stato di Diritto dove viene invocata la volonta’ popolare,
come minimo, bisogna indirizzare il cittadino alle scelte che ritiene piu’ giuste, Il sistema elettorale che si vuole imporre, all’Esame del Parlamento, fatto di maggioranza di nominati, e’ il meno adatto, per giunta, imposto con la fiducia che priva l’espressione del singolo membro della Camera dei Deputati, a pochi mesi dall’elezioni.

Diversi soggetti in campo fingono di non conoscere la storia recente.

Incapaci a dare una politica di cambiamento al Paese, Renzi da una parte, Berlusconi dall’altro, con i propri accoliti, lavorano per il medesimo fine, se pur divisi : creare un nuovo soggetto politico, ad immagine e somiglianza della vecchia Democrazia Cristiana, sostenuta da quella parte minoritaria e conservatrice della Chiesa, e minoritaria nel paese, tentativo mai riuscito in precedenza, spostando l’epicentro verso il PPE e demandare lo scontro a livello europeo tra conservatori e progressisti, i primi che credono in una Europa dei Banchieri e dei Poteri Forti in controtendenza: delle direttive dell’articolata area progressista dei riformisti; ai principi enunciati dalla maggioranza della Chiesa; al pericolo incombente di nuovi movimenti europeisti, ed i secondi che vogliono costruire una Europa dei Popoli, dove il cittadino europeo ne determina le scelte.
Se questo e’ il disegno, delegare la governabilita’ del paese a scelte che piovono da Bruxelles e Renzi e Berlusconi, pensano di acquisire un ruolo di comprimari nello scenario europeo, questo e’ il modo peggiore. Infatti, l’ultimo intervento di Renzi a Roma nel decimo anniversario del PD, di un macchiavellismo becero, sosteneva che l’avversario politico e’ il centro-destra intentendo dire la destra di Salvini e Meloni, mentre quando afferma che il P.D. rappresenta il centro-sinistra sa di dire centro conservativo e non rappresentante quella sinistra sociale democristiana personificata nel tempo, dai vari Donat-Cattin, La Pira, Andreatta, Prodi. Disegno confermato dallo stesso Berlusconi quando afferma che se non vince,e prevale quest’ipotesi, si ritira dalla politica, sostenuto dalla stessa Cancelliera, Angela Markel, guida riconosciuta del partito conservatore europeo. Se questa “Idea” ha un minimo di fondomento, rivolto alla minoranza del P.D. e, non solo, ai vari Orlando, Emiliano, Pittella, bisogna contrastare quest’osceno disegno, impossibilitati a ribaltare la dirigenza del partito, almeno far si’ che il sistema elettorale all’esame del Senato, non diventi legge dello Stato. Con la motivazione di rendere compatibile l’elezione dei due rami del Parlamento, il sottile disegno prevede la nomina di fidati parlamentari che rispondano ai capi per facilitare il percorso legislativo. Renzi non ha interesse a portare alla vittoria il centro-sinistra, ne’ Berlusconi portare al Governo la Lega Nord ed i Fratelli d’Italia. Compiti studiati a tavolino, non mettere in conto, che gli elettori dalle urne, possono far saltare il banco. Urge costituire un soggetto di centro-sinistra, ampio ed inclusivo, che sappia dare risposte ai diversi problemi che attanagliano il Paese, con il Mezzogiorno, sempre piu’ distante. Infatti, gli appelli di Veltroni nel sostenere che il partito non e’ mai nato; di Prodi, un ritorno all’Ulivo, con l’assenza di diversi fondatori, non hanno sortito nessun effetto, con la conseguenza, che dei tanti democratici portatori dei .valori della socialdemocrazia, dell’ambientalismo, si troveranno traghettati nell’alveo conservatore europeo, se non si svegliano. Tralasciando il fine, dimostrazione e’ la lotta intestina perpetrata al congresso provinciale di Napoli del P.D., dove la fazione ex democristiana maggioritaria si contrappone a quella minoritaria con il Governatore De Luca ex comunista. Qualsiasi fusione, se non parte dal basso, dalla gente, non può’ sortire nessun effetto.

Per superare la politica delle emergenze, l’Italia ha bisogno di riforme urgenti, di un programma che poggi su cinque pilastri:
– sviluppo industriale integrato che sappia coniugare l’esistente, l’ambiente, il mercato del lavoro, una rete infrastrutturale e di servizi che la tecnologia e l’innovazione presentano dove trovano posto quel tessuto connettivo di piccole e medie imprese, per attrarre gli investitori esterni;
– un sistema scolastico di base che si proietti in un efficiente sistema universitario per l’educazione e la formazione che il mercato del lavoro e la società’, piu’ in generale, richiede;
– un sistema sanitario nazionale efficiente dove gli sprechi e le differenze territoriali siano eliminati, dove sia garantita assistenza ai ceti piu’ deboli della societa’, oggi i più maltrattati, e la salute del cittadino garantita;
– la burocrazia diffusa che si pensava potesse sostituire il vuoto politico, ha procurato piu’ danni della stessa politica per cui bisogna riformare l’intera pubblica amministrazione basata sul merito ed efficienza,
– la lotta alle disuguaglianze, sempre piu’ accentuate.

Solo una Europa Politica dei Popoli e non dei banchieri può’ esercitare una politica di sviluppo a favore del Mezzogiorno e dei Mezzogiorno d’Europa.

Ne’ Berlusconi con il suo centro-destra, ne’ Renzi con il centro-sinistra hanno saputo imprimere un cambiamento nel paese, imperniato sul personalismo, riducendo la politica ad un ruolo subalterno, per un verso, alla grande finanza ed agli altri Organi dello Stato, e dall’altro con continui richiami dagli Organi Europei, sminuendo quel ruolo di comprimario svolto dall’Italia nell’Europa Comunitaria.

Le promesse, se li porta il vento! Sostituire gli interventi, che guardano all’immediato per un misero ritorno elettorale, con una politica di lungo respiro, imperniata su riforme di strutture tutte da venire, da rendere il paese adeguato ai tempi ed i luoghi in cui si opera e’ una politica che lascia rimpiangere la prima repubblica.
Che con i suoi limiti e difetti, aveva portato il paese, privo di materie prime a diventare la sesta potenze economica, imperniata su un sistema misto tra pubblico e privato che si basava sul manifatturiero in particolare della piccola- media imprese, nei vari settori: dalla ricerca, alla produzione, al credito che funzionavano da calmiere nelle scelte e, da propulsore al tessuto connettivo produttivo del paese.

Si sono perse opportunita’, la ricerca del meglio, che la globalizzazione impone con le liberazioni, non e’ stata colta dalla politica e, per essa, i partiti che la rappresentano, incapaci di rigenerarsi, e svolgere il ruolo di indirizzo loro demandato, nel gestire le trasformazioni, hanno preferito demandarle agli altri Organi dello Stato. Per calcoli o miopia hanno prodotto un vuoto politico, delegando la Magistratura a correggere i propri errori ed, ai ” boiardi di stato” la svendita e/o la perdita dei propri gioielli, con un ulteriore impoverimento della parte piu’ debole del paese, il Mezzogiorno. Limiti della politica, ma in effetto, responsabilita’ di coloro, intoccabili, impuniti, che hanno contribuito a dilapidare gran parte del patrimonio pubblico: gli istituti di Diritto Pubblico e Interessi Nazionale a Fondazioni che per statuto dovrebbero incentivare l’economia del territorio, e tenere saldo e credibile il sestema del credito; I.N.A. trasferita alle Generali nel settore delle assicurazioni; il complesso settore immobiliare pubblico a privati con il sorgere di nuove figure ” i furbetti di quartiere “, con lo scopo di nascondere i misfatti che tutti i partiti avevano contribuito a creare per produrre finanziamenti occulti, il modo meno pericoloso per continuare a ricevere danaro da parte di coloro preposti alle operazioni di smembramento. Nel privato, un esempio su tutti, si e’ voluto smantellare un colosso, strategico, della ricerca piu’ avanzata e del tessuto industriale del paese, la Montedison, per citare l’ultima, l’ Ilva di Taranto con la svendita ai cinesi. Privo di una politica industriale, non comprendere che le industrie strategiche sono importanti nel tessuto connettivo del paese, le correzioni per le devianzi di corruzione e/o danni ambientali, si risolvono saper coniugare gli interessi individuali con quelli sociali, e rendere i lavoratori partecipi e responsabili dei processi produttivi.

Gioielli pubblici che una oculata politica di indirizzo, avrebbe potuto produrre ricavi utilizzabili in parte per l’Amministrazione Pubblica, regolare i pagamenti correnti verso i fornitori ed appianare in parte il debito pubblico. Considerato che all’epoca, il debito era in gran parte interno, di risparmio dei cittadini, avviare riforme per una politica espansiva era l’occasione, seguita da una politica monetaria, allora possibile, che avrebbe immesso sul mercato interno liquidita’ sia del risparmio che del sommerso, ancora non quantificabile e non tassabile, da produrre un sostegno alla produzione e quindi all’occupazione.
Se tutto fosse stato sostenuto da riforme di strutture: fiscale, giudiziaria e della pubblica amministrazione da rendere il paese all’altezza dei tempi. Non aver prodotto le riforme, e, rendendo la governabilita’ del paese poco credibile verso i partners europei, siamo stati costretti a subire un cambio piu’ oneroso, lira-euro seguito da una cattiva gestione nella fase di transizione. Il successivo attacco speculativo della grande finanza con il rischio dell’uscita dal Sistema monetario europeo ha imposto un prelievo forzato sui conti correnti dal Governo Amato ed una pressione fiscale sempre piu’ pressante, dove la progressivita’ delle imposte dirette e’ quasi nulla ed a pagare restano, con certezza matematica, i lavoratori, i pensionati, i beneficiari di reddito fisso; la crisi globale incombente ha fatto il resto, con il risultato di un ulteriore impoverimento sia del tessuto produttivo che il sorgere delle nuove poverta’, con l’ impoverimento del ceto medio e la ripercussione sui ceti piu’ deboli della societa’, dove per fronteggiare le direttive richieste dal pareggio di Bilancio e’ stata imposta un’alta tassazione, vessatoria, – lacrime e sangue- con il risultato che il PIL, per diversi anni e’ risultato quasi pari a zero ed il Debito Pubblico aumentato con l’aggravante che la finanza globale ha sostituito il risparmio locale ridotto al lumicino. Non potendo beneficiare neppure dei tassi d’interessi praticati dalla BCE per un sistema bancario debole e da soccorrere.

La globalizzazione evidenzia che il Paese ha bisogno di una struttura pubblica ed istituzionale all’altezza dei tempi, in grado di esprimere una classe dirigente stimata dal popolo che sappia dare risposte concrete ai bisogni della gente, legata alla ricomposizione del tessuto sociale, dando spazio alle forze sane presenti sui territori: movimenti, centri culturali, associazioni e professioni.
Per riconquistare la fiducia dei cittadini e dare loro speranza di cambiamento e di tempi migliori, bisogna ribaltare la convinzione diffusa che la chiamata alle urne non e’ un puro interesse di coloro che occupano posti di potere nelle istituzioni ma renderli protagonisti delle scelte nell’interesse collettivo. L’attuale legge elettorale va nella direzione opposta, allontana sempre piu’ i cittadini dal partecipare alla vita politica, cardine della vita democratica. Quando invece, gli stessi cittadini vengono convocati per esprimere la volonta’ su quesiti referendari, manifestano tutta la loro disapprovazione, come segno di sfiducia verso i proponenti, come si e’ verificato nell’ultimo Referendum.

Per quanto riguarda i movimenti, e’ il risultato di una politica lacunosa e di una diatriba e debolezza dei partiti. Per quello che ci riguarda da vicino, il movimento di sinistra, anch’esso un’unione di movimenti di piazza e di governo, come il DemA di De Magistris non comprendere che la rielezione dello stesso a Sindaco di Napoli, una grande citta’, dai problemi piu’ diversi, intrisa del bene e del male che una metropoli presenta e’ espressione dei cittadini. Fare una opposizione costruttiva e’ fondamentale per una svolta di cambiamento. Una politica di opposizione muro contro muro, che viene praticata dal gruppo consiliare del P.D. va contro gli interessi della citta’ e dell’intera collettività, significa che il partito non conosce i territori, nelle mani di pochi potentati, e non vuole lavorare per realizzare la Citta’ Metropolitana.

I movimenti rappresentati da DemA., che in particolare conosciamo, per il loro operato, di piazza, il Laboratorio Iskra di Bagnoli, Insurgencia contro le discariche di Chiaiano e Marano, e di governo, Comune a Sinistra e la Lista De Magistris, formata da componenti di cultura socialdemocratica e riformista, in un confronto franco e costruttivo, privo di pregiudizi, possono diventare un valore aggiunto nel nuovo soggetto politico, diverse loro contestazioni possono trasformarsi in proposte di confronto e di approfondimento.

Nel XXI secolo, per noi europei, di fronte a quale Europa vogliamo, il riformismo e’ la forma piu’ avanzata di lotta, un partito che sappia rappresentare i bisogni della gente e’ quello che chiedono i cattadini.

La coerenza di un uomo rafforza le sue idee se gli si riconosce l’onesta’ intellettuale.
Di coerenza , sia da parte di Renzi che del Presidente del Consiglio ,sembra ce ne sia poca, in riferimento alla legge elettorale nell’aver posto la fiducia alla Camera dei Deputati, dopo aver dichiarato in precedenza che mai avrebbero posto la fiducia.

Pisapia e Pazienza sono una risorsa. Il filo e’ diventato sottile, ma sicuramente sapranno trovare la quadratura.
Il primo, sostenitore di un progetto ambizioso che vuole ricostruire un Ulivo, in termini di aggregazione, per porsi vincente nel paese, tirato per la giacca, a destra ed a manca dall’articolato mondo di centro-sinistra; il secondo sostiene che per recuperare la fiducia di tanti elettori allo sbando, bisogna unificare il popolo di centro-sinistra e solo uno scossone ed il verificarsi di un cambio di direzione del P.D. puo’ correggere le devianze.

Due soggetti diversi cresciuti politicamente, ma accomunati dal medesimo obbiettivo di portare il centro-sinistra al governo del paese per un reale cambiamento. Pisapia, meno giovane, figlio della borghesia milanese, valido avvocato prestato alla politica, prima come deputato indipendente di Rifondazione Comunista e poi, eletto con la lista Arcobaleno, Sindaco della Citta’ di Milano che con una larga Giunta di centro-sinistra ha portato a termine il suo mandato con successo. Speranza, figlio del profondo Sud., lucano, giovane cresciuto nel Partito Democratico, con un’esperienza nel Partito Socialista Europeo, attento conoscitore del partito di maggioranza e dei problemi del paese. Riconoscere loro una onesta’ intellettuale e’ il minimo che si possa fare. Convinti sostenitori del lavoro di gruppo con l’abbandono del personalismo che tanti danni ha procurato al paese sapranno, nei rispettivi ruoli, portare a compimento un lavoro di ricucitura che tanto necessita alla sinistra ed all’intero centro-sinistra.

Questo e’ il modesto contributo, dell’Associazione “Officina delle Idee- Napoli Nord”, di cui sono il portavoce.
Associazione promossa, in tempi non sospetti, circa un anno fa’, da un gruppo di compagni ed amici del territorio, giovani e meno giovani, espressione della società’ civile, del volontariato, del mondo del lavoro, nella quasi totalita’ simpatizzanti o militanti , dal Partito Democratico al Movimento De.ma., con la convinzione che solo attraverso la partecipazione dei cittadini, sensibilizzati con dibattiti, convegni mirati, , confronti nelle diverse realta’ locali che trattano i bisogni della gente, e’ possibile superare le divisioni ed elaborare un programma credibile che presentato da un gruppo omogeneo al responso elettorale riscuota assenso e sappia amministrare la citta’.

Li’, 13/10/2017

Franco De Magistris

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