Esclusiva Terranostranews. Ecco i dettagli dell’interrogatorio di Bertini. Era già indagato quando è stato convocato dai magistrati

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Emergono i primi dettagli dell’interrogatorio di Mauro Bertini, l’ex sindaco indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul polo industriale di via Migliaccio. L’ex esponente di Rifondazione e dei Comunisti Italian, accompagnato dal legale di fiducia Ivan Filippelli, si è recato già in veste di indagato l’altra mattina dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Era stato tirato in ballo qualche mese fa da Aniello Cesaro, che ha riferito agli inquirenti di “aver dato a Bertini 50 mila euro affinché mollasse la presa sulla questione Pip”. Gli inquirenti, che avevano già ascoltato l’ex sindaco in qualità di persona informata dei fatti, si sono soffermati su alcuni aspetti: la presunta tangente versata da Cesaro (ne parla Aniello ma anche Raffaele intercettato al telefono con Di Guida), la nomina del defunto Nico Santoro, uno dei tecnici di fiducia degli imprenditori di Sant’Antimo individuato da Bertini quale responsabile e coordinatore del progetto Pip, e le modalità dell’accordo stipulato tra il Comune e la ditta (Cesaro costruzioni) aggiudicataria dei lavori. L’ex primo cittadino ha rispedito al mittente ogni addebito, preannunciando una querela per calunnia contro Aniello Cesaro, in carcere da due settimane con il fratello Raffaele, gli imprenditori Antonio e Pasquale Di Guida e il tecnico Oliviero Giannella.

La ricostruzione di Bertini non avrebbe tuttavia convinto i magistrati della Dda. Alcune risposte, infatti, sarebbero state ritenute poco esaustive dagli inquirenti, soprattutto in relazione al punto sulla convenzione stilata a suo tempo dal Comune di Marano con i Cesaro. Clausole contrattuali che avrebbero posto in condizione di vantaggio l’azienda che ha realizzato i capannoni e le altre opere rispetto all’ente appaltatore. Il dato, in sede di interrogatorio, è stato confermato dallo stesso Bertini, che ha tuttavia spiegato di aver confidato nell’azione di schermo e controllo da parte degli uffici comunali per contenerne gli effetti.

L’ex sindaco, in carica dal 1993 al 2006, è l’unico al momento – tra gli ex amministratori di Marano ascoltati finora dai carabinieri del Ros e dai pm Mariella Di Mauro e Giuseppe Visone – ad esser finito nel registro degli indagati. Nei mesi scorsi furono escussi, tra gli altri, anche gli ex primi cittadini Salvatore Perrotta e Angelo Liccardo, l’ex vicesindaco Massimo Nuvoletti e l’ex assessore all’Urbanistica Biagio Sgariglia. L’inchiesta sull’area industriale di via Migliaccio, scattata due anni fa con il sequestro degli atti di gara e di alcune delibere di giunta e consiglio comunale, è entrata ormai nel vivo e ora si attende il pronunciamento del tribunale del Riesame, chiamato a decidere sulle istanze di scarcerazione presentate dai legali dei fratelli Cesaro e degli imprenditori, Antonio e Pasquale Di Guida e Oliviero Giannella, tutti detenuti nel carcere di Poggioreale. Il teorema investigativo è chiaro: alla base dell’operazione Pip vi fu un patto tra il clan Polverino, i vertici della Cesaro Costruzioni e alcuni esponenti dell’amministrazione comunale di Marano.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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