L’opinione. La nuova via della seta. Opportunità per un riscatto del Mezzogiorno

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Sabato l’amico giornalista Emanuele Imperiali sul Corriere del Mezzogiorno denunciava il rischio che i porti meridionali, strategici quello di Napoli, di Gioia Tauro e di Taranto, rimanessero fuori dai grandi flussi di traffico con la Cina. Infatti il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, alle Autorita’ Cinesi ha indicato gli scali di Trieste, di Venezia e di Genova, rinnegando le promesse tante volte enunciate, sia da lui che dal suo predecessore Renzi di un interessamento allo sviluppo del Mezzogiorno.

Il giorno successivo, sulla stessa testata, l’Assessore alle Attivita’ Produttive della Regione Campania, Amedeo Lepore, professore prestato alla politica, non ha colto l’occasione per contestare tale scelta , anzi l’ha avvalorata, senza comprendere che una scelta a favore della portualita’ del Mezzogiorno avrebbe portato una inversione di tendenza nella direzione di uno sviluppo industriale del Sud del Paese . Motiva dicendo che la portualita’ campana si puo’ inserire in un piano strategico nazionale evitando lamentele ed abitudini pregresse che sono la dimostrazione che la politica regionale praticata e’ prettamente localistica ed e’ in controtendenza ad una politica di uno sviluppo dell’intero Mezzogiorno.

La logica di sistema che ispira la Giunta De Luca sembra che non tenga presente il territorio e le aspettative di cui i cittadini fanno richiesta.

I due articoli mi hanno spinto a riflettere sui limiti della politica e le opportunita’, che, se ben colte, potranno portare ad un riscatto del Mezzogiorno.

Non comprendere la centralita’ di Napoli e della Citta’ Metropolitana, in un contesto di uno sviluppo integrato del Paese, manifesta la miopia politica in generale, per cui non si comprendono le divisioni tra il Sindaco De Magistris che di fatto e’ espressione di una volonta’ di cambiamento ed il Governatore che ritiene di gestire la Regione con una logica localistica, alla ricerca di consensi per ottenere promesse dal Governo centrale e, non cogliere che le scelte adottate privilegiano il Nord del Paese a discapito del Sud.

Spetta alla Politica ed in particolare alle forze progressiste trovare una unita’ d’intenti ed una sintesi alle problematiche del Mezzogiorno. Esistono fiumi di scritti in materia che ne denunciano i ritardi, le responsabilita’ e le ipotesi ‘ di sviluppo.

E’ sotto gli occhi di tutti, che la forbice tra il centro-nord ed il sud del paese si e’ allargata, al Mezzogiorno, oggi piu’ di ieri serve un soggetto politico inclusivo e plurale, innovativo, che ponga al centro del suo programma, tra le priorita’, lo sviluppo del Mezzogiorno e si collochi nella grande famiglia dei riformismo socialista europeo per la costruzione di una Europa Politica, la strada maestra per attutire le disuguaglianze ed i divari dei Mezzogiorno d’Europa.

Infatti, gli obbiettivi del G7 di Taormina poggiano i lavori su tre pilastri:
– tutela dei cittadini;
– sostenibilita’ economica, ambientale e sociale e riduzioni delle disuguaglianze;
– innovazione, competenze e lavoro nell’era della nuova rivoluzione della produzione.
Obiettivi che impongono a ripensare, a chi crede nel riformismo, ad un Socialismo del XXI Secolo.

. Al Sud sembriamo dei burattini, si assiste ad una battaglia tra sordi, dove purtroppo noi meridionali siamo stati relegati, sia nelle decisioni nazionali che europee, come se tutti i mali del paese nascono dal meridione. Il risveglio si manifesta con idee possibili di cambiamento ed anche l’accoglienza degli immigrati si può’ trasformare in una opportunita’ di sviluppo, se ben definita.

L’attuale situazione richiede una inversione di tendenza.

Contro la sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni, la divisione dei partiti, del centro-sinistra, la ricerca di una legge elettorale che cerca di frenare questo populismo imperante anti europeista, la spinta propulsiva al cambiamento che ridia speranza ai cittadini puo’ venire dal Mezzogiorno. Accantonare le divisioni tra i partiti ed il personalismo che si riflette nei rappresentanti delle Istituzioni, facilita un confronto franco e costruttivo, tentare e’ una occasione da non perdere, se non si raggiunge nessun risultato, i cittadini capiranno chi tra questi e’ da ritenere un semplice cittadino meridionale e chi annoverare tra coloro che lavorano nell’interesse del Meridione.

In una fase di crisi, anche se si intravedono gli albori di una espansione ,e’ piu’ facile cogliere le opportunita’ di un cambiamento per costruire le basi di una nuova fiducia tra i cittadini e le istituzioni.

Quale occasione migliore e’ promuovere, in tempi brevi, una Conferenza Programmatica del Mezzogiorno indetta dal Sindaco di Napoli e cogliere le opportunita’ che si presentano:

– proporre al Governo che l’area di Bagnoli venga destinata a Cittadella della Cultura e del Commercio con delegazioni permanenti dei Paesi sviluppati ed in via di sviluppo, premessa per una piu’ oculata scelta verso la portualita’ meridionale che ne determina la direzione della nuova via della seta e la potenziale via commerciale con il dirimpettaio continente africano, corridoio nord- sud europeo.
– proporre alla Cumunita’ Europea che l’Albergo dei Poveri diventi sede permanente di indirizzo e di coordinamento per la formazione e la selezione per gli immigrati aventi diritto.

Una finestra sul Mediterraneo con un Centro decisionale del commercio mondiale rende obbligatorie scelte da parte della finanza globale che non può’ derogare a produrre investimenti e, la stessa debole finanza locale e’ costretta ad adeguarsi con il rischio di uscire dal mercato, e sottrarla a scelte che hanno portato il Mezzogiorno ad un graduale impoverimento.

Napoli, città’ metropolitana, ha tutte le potenzialita’ storiche, artistiche, paesaggistiche, con la presenza di strutture di eccellenze siano esse produttive, di ricerca, di studio, integrate a quelle sotto potenziate e da riconvertire con attivita’ di nuova generazione, può diventare città’ cosmopolita e di traino dell’intero mezzogiorno e con il suo sapere e forza lavoro inattiva può’ intraprendere un percorso di cambiamento.

Soltanto con uno sviluppo integrato del paese, in una visione d’insieme, e’ possibile avere un ruolo da comprimario nello scacchiere europeo, se non vogliamo essere fanalino di coda seguito dalla Grecia.

Il problema degli immigrati e’ tutto europeo, non si combatte con le politiche nazionali. La Commissione Europea per l’Immigrazione dovrebbe elaborare un diverso Progetto per l’accoglienza mirato alla formazione ed alla selezione degli immigrati ed esiliati. Prevedere una struttura comunitaria, sotto l’egida della Commissione, che con regole ben definite impongano una corretta gestione per evitare intrusioni, corruzioni locali che ne potrebbero ostacolare il fine. Un inizio di governance dove i governi nazionali devono adeguarsi per correggere le storture che non permettono loro di cogliere la sfida che la societa’ globalizzata richiede. Accoglienza non significa solo salvarli e parcheggiarli in strutture temporanee, significa promuovere centri formativi e di selezione che possano rispondere sia alle esigenze di domanda dei paesi comunitari sia produrre forza lavoro qualificata ai paesi di provenienza. Fin quando non esiste una politica europea, che contribuisce ad uno altrui sviluppo locale verso il Continente Africano ed il Medio Oriente, gli sbarchi non avranno fine, producono solo concorrenza tra poveri ed arricchimento alle strutture di parcheggio transitorio dove non servono muri o recinti tra i paesi comunitari. Per persone che fuggono dalla fame e dalle guerre non esistono ostacoli.

Il nostro Paese, che e’ stato ispiratore di una europa comunitaria, non quella di oggi, fermatosi alla moneta unica, può’ ancora contribuire a completare il percorso dell’Europa Politica se i politici del momento adotteranno una politica di lungo respiro. Purtroppo, per i limiti dei nostri governanti, il paese viene considerato periferia dell’Europa, ed il Mezzogiorno, periferia delle periferie.

Da queste realta’, i mezzogiorno dell’Europa, i meridionali ne sono parte integrante, si sono distinti nel corso dei secoli, come popolo di emigranti e dell’accoglienza, sentimento, oggi, non presente in modo significativo nel resto del paese e del continente, Napoli ha tutti i requisiti per proporsi quale sede permanente di centro di indirizzo e di coordinamento, formativo e di selezione delle varie strutture europee esistenti, mettendo a disposizione l’Albergo dei Poveri un tempo realizzato per accogliere i poveri del Regno e dare loro un minimo di istruzione, oggi destinato a raccogliere i poveri del mondo, per formarli e renderli soggetti attivi dei processi produttivi. E’ la sfida del secolo, un diverso percorso comunitario da intraprendere.

Comprendere il fenomeno e trovare soluzioni nel rispetto dei valori occidentali, dei diritti e dei doveri, impone riflettere su che tipo di accoglienza si intenda praticare. L’attuale politica europea, che si limita a regolare i flussi migratori e’ fuorviante e temporanea al fenomeno di per se’ complesso, di fronte ad un popolo che cerca migliore vita in Europa.

Non e’ un caso, che i paesi europei siano i piu’ colpiti da atti terroristici delle frange integraliste, fomentando paure ed incertezza nella popolazione.
La risposta non puo’ che venire dall’ Europa, oggi la piu’ debole, quasi inesistente, nella scacchiera mondiale, con leggi ferree per combattere il fenomeno ed inventarsi una nuova forma di accoglienza mirata ad attutire le disuguaglianze.

Per questo necessita di una Europa Politica che si dia regole comuni l’Euro ne e’ un esempio, ne deve seguire una politica estera, di difesa, fiscale, giuridica, per accomunare i cittadini a diventare sempre piu’ europei.

Far tesoro degli errori passati dove le divisioni tra i popoli dell’Europa nascevano da interessi di parte e di religione, a loro volta, artefici e vittime. Oggi l’Europa unita, culla della civiltà, potrebbe svolgere un ruolo determinante nell’indicare soluzioni, rendendosi partecipe con le potenze che ne risentono il fenomeno, nello spegnere i focolai medio-orientali e nel mondo, motivati da guerra di religioni, mentre, in effetto, le loro radice sono da riscontrare nelle attuali disuguaglianze che si potrebbero superare con la pace tra i popoli, purché tutti indistintamente se ne facciano carico.

Le due iniziative, viste in un ‘ottica prospettica, portano, per un verso occupazione ,e il Mezzogiorno ne ha tanto bisogno e, dall’altro impone, per i fini preposti, con il superamento dei confini nazionali, forme di governance e di controllo di cui il paese e’ deficitaria.

Franco De Magistris

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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