Marano. La storia delle parentele e degli sponsor scomodi al Comune. E quelle dimenticanze nella relazione della commissione che ha proposto lo scioglimento dell’ente

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Erano poco più di trenta, tra amministratori, sindaco e assessori, e consiglieri di maggioranza e opposizione. E a spulciare, a leggere tra gli atti della commissione d’accesso, quella che ha stilato la relazione per lo scioglimento del Comune, non si “salverebbe” quasi nessuno. Chi per procedimenti giudiziari in atto, chi per piccole condanne e chi per le arcinote parentele scomode. A conti fatti non è stato trovato nulla di anomalo (ma siamo nell’ambito di relazioni ispettive non sempre precisissime e aggiornate) solo su tre-quattro consiglieri e su due/tre ex amministratori. Otto/nove persone al massimo, su un totale di 33-34 esponenti del vecchio civico consesso e della vecchia giunta (vanno aggiunti anche gli assessori che subentrarono in corsa). Ciò che stupisce, però, non è tanto questo dato.

Le relazioni ispettive, infatti, non sono ordinanze di custodia cautelare, rinvii a giudizio o avvisi di garanzia: non sono altro che fotografie sulle potenziali o effettive capacità della criminalità organizzata di poter agire sulla sfera pubblica servendosi, in maniera diretta o indiretta, di rappresentanti delle istituzioni, in questo caso il Consiglio comunale o la giunta. Nella relazione ispettiva che ha portato allo scioglimento del municipio di Marano si fa riferimento ai rapporti, anche professionali, tra ex consiglieri o assessori con ditte nell’orbita della camorra; si fa riferimento a qualche procedimento penale in corso degli stessi ex rappresentanti del Comune o alle condanne riportate da congiunti e familiari degli stessi. C’è poi l’ampio capitolo sull’immobilismo amministrativo, sulle vicende amministrative oscure e su questo – ancor di più delle parentele (che non sempre si scelgono) – c’è poco da dire o discutere. Poi c’è quello sui dipendenti comunali. Sono più 30 quelli evidenziati nella relazione. E anche qui ci sarebbe qualcosa da dire e scrivere.

Ciò che stupisce, in realtà, è altro, ovvero le dimenticanze. Quali? Mancano all’appello alcune parentele evidenti, chiare. Qualcuno insomma non è stato citato o comunque non vi è stato il giusto approfondimento, anche in funzione della futura incandidabilità. Manca all’appello anche il capitolo dei padrini, degli sponsor in odor di camorra che hanno sostenuto (palesemente) alcuni ex consiglieri e assessori della giunta Liccardo. Notizie che potrebbero essere integrate in vista del ricorso che si terrà, a febbraio del 2018, davanti ai giudici del Tar del Lazio.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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