Beni confiscati nella provincia di Napoli: flop, paradossi e qualche buon risultato. Dall’asilo nido di Marano mai realizzato a villa Betania, la struttura sorta nel comune di Qualiano

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Un patrimonio immenso, stimabile in decine di milioni di euro, composto da ville, terreni, box e capannoni industriali. E’ il tesoro sottratto alle potenti organizzazioni criminali della provincia di Napoli, che troppo spesso resta congelato all’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati o che stenta, per l’esiguità delle risorse economiche a disposizione degli enti locali o per colpa del loro immobilismo, ad esser riutilizzato per i fini sociali previsti dalla legge Rognoni – La Torre.  L’effettivo riutilizzo di quei beni è un miraggio o quasi. A Marano, la città della provincia che conta il numero più alto di beni sottratti alle mafie (oltre cento), i casi andati a buon fine si contano sulle dita di una mano. La villa Polverino è il caso più eclatante, ma c’è tanto, tanto altro.

Il Comune ha affidato i box di via San Rocco alla comunità islamica, che ha così potuto allestire un centro di preghiera e di formazione culturale. Altri terreni, invece, sono stati utilizzati per realizzare un’isola ecologica (non ancora attivata) e un parco giochi intitolato alla memoria di Carlo Alberto Dalla Chiesa. A fare da contraltare, però, tanti, troppi casi negativi. Sempre nell’area dedicata al generale Dalla Chiesa un asilo nido comunale, finanziato dalla Regione per 700 mila euro, non ha mai aperto i battenti. I lavori si sono fermati qualche anno fa, perché il Comune è riuscito nell’impresa di perdere buona parte di quel finanziamento. Un altro caso emblematico è quello della villa confiscata di via Marano-Quarto, affidata quattro anni fa all’associazione Aggregarci. I giovani attivisti hanno ottenuto un immobile (costruito senza alcuna licenza edilizia), tuttora sprovvisto di un allaccio alla condotta idrica comunale.

Uno dei casi andati a buon fine, invece, è quello di villa Betania, la struttura appartenuta ad un affiliato al clan Nuvoletta e ubicata nel comune di Qualiano. L’immobile è stato affidato dall’amministrazione cittadina, guidata da Ludovico De Luca, alla parrocchia Santa Maria Immacolata. Quei locali, a breve, diventeranno un punto di riferimento per le donne vittime di violenza della zona. Eppure i criteri di assegnazione sono stati contestati da un’associazione, che si è rivolta alla Procura di Napoli Nord e all’Anac di Cantone. Sott’accusa le modalità adottata dalla giunta comunale, in particolare la scelta di affidare senza alcun bando il bene ai religiosi.

Una decisione difesa, però, con forza dal primo cittadino De Luca: “Sono disposto a correre il rischio vedermi notificare un nuovo avviso di garanzia – dice – Ho affidato il bene a quella parrocchia e non tornerò sui miei passi”. A Giugliano, invece, l’amministrazione Poziello ha deliberato un atto propedeutico alla realizzazione di 39 alloggi popolari nel Parco Rea, sulla circumvallazione esterna, nello stesso luogo indicato in passato quale sede di un tribunale metropolitano che non hai mai visto la luce. Progetti e idee anche per villa “Zagaria”, situata in via Madonna del Pantano, a Varcaturo. Legambiente e il Movimento Polis hanno da tempo promosso una raccolta firme affinché la struttura sia trasformata in una biblioteca comunale.

Il Mattino

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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