Partite truccate e rapporti con la Vanella Grassi, la palla passa alla Procura Federale

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Ormai siamo al punto in cui la Procura della Federazione italiana gioco calcio (Figc) ha ultimato l’acquisizione di tutti gli atti dell’inchiesta avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli nel 2015 (il pm è Antonino Demarco), dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Accurso, appartenente al clan dei Vanella Grassi di Secondigliano. I primi arresti risalgono alla primavera di quest’anno, con il coinvolgimento di calciatori professionisti.

Ora il pallino è, appunto, in mano alla giustizia sportiva. Dopo l’analisi di tutto il materiale probatorio dovrà decidere se archiviare il tutto – e quindi le posizioni degli imputati – oppure optare per l’avvio del procedimento penale.

Ma procediamo con un occhio rivolto al passato e ricostruiamo i fatti. Le partite truccate, secondo il pentito, sono le seguenti: Modena-Avellino del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina della settimana successiva. Il regista delle combine quindi sarebbe stato in prima persona l’attuale pentito. Quest’ultimo ha tirato in ballo alcuni giocatori: Armando Izzo, difensore della nazionale e del Genoa e nipote del boss Salvatore Petriccione, tra i fondatori del cartello criminale in questione; Luca Pini mediano delle giovanili dell’Avellino; il siciliano e centrocampista dell’Acireale Francesco Millesi (all’epoca dei fatti contestati giocava nell’Avellino) e il difensore Maurizio Peccarisi. La prima puntata sarebbe stata di quattrocentomila euro per vincerne sessantamila; nella seconda occasione, invece, sempre la stessa somma per incassarne centodiecimila.

Più volte, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato Millesi (assistito dall’avvocato Dario Vannetiello) a chiedere di incontrare gli esponenti del clan per condizionare i risultati e creare il business. Niente di più falso, secondo la difesa perché non esistono prove – ma solo dichiarazioni – e soprattutto l’impossibilità di restituire la cifra di ottocentomila euro, da parte del calciatore, nel caso in cui non fossero andate in porto le partite secondo le scommesse dei camorristi.

Tuttavia, l’Avellino lottava per la promozione in serie A, mentre la Reggina non poteva chiedere nulla più al campionato; quindi le considerazioni della difesa spostano l’attenzione sul fatto che era del tutto inutile truccare la partita. Proprio in questi giorni i difensori dei calciatori hanno depositato le motivazioni, in Procura federale, chiedendone per i propri assistiti l’archiviazione del procedimento e di non infliggere alcuna sanzione.

© Copyright Mario Conforto, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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