Wwf, il rapporto choc: dal 1970 a oggi sparito il 60 per cento della fauna

0
550 Visite

Dal 1970 al 2012 quasi tre quinti di tutti gli animali vertebrati – pesci, uccelli, anfibi, rettili e mammiferi – sono spariti dal pianeta, spazzati via dalle attività umane. E il declino proseguirà se gli esseri umani, che sovrappopolano il pianeta, non cercheranno di invertire il trend. È quanto fotografa un impressionante documento, frutto dello studio di un gruppo di ricercatori di Wwf e Società Zoologica di Londra.

Come si misura lo stato del Pianeta

La salute degli abitanti non umani della Terra è stata misurata dal Wwf tramite uno studio di oltre 14mila animali appartenenti a 3.706 specie di vertebrati. Da qui l’«Indice del pianeta vivente» (Lpi – Living Planet Index) che misura lo stato della biodiversità calcolando una variazione media dell’abbondanza delle specie nel corso del tempo. Qualcosa di simile all’indice del mercato azionario, solo che, invece di monitorare l’economia globale, costituisce un importante indicatore delle condizioni ecologiche del pianeta. Dal 1970 al 2012, questo indice mostra un calo complessivo del 58% dell’abbondanza delle popolazioni dei vertebrati in poco più di 40 anni e un calo medio annuo del 2% che non accenna a diminuire. Secondo il Wwf il declino subito dal mondo selvatico in appena mezzo secolo preannuncia un crollo di almeno due terzi entro il 2020.

Sulla base dell’attuale tendenza, la popolazione globale di fauna selvatica potrebbe precipitare ulteriormente e ridursi di due terzi entro il 2020. Non è un mistero il perché di questa drammatica situazione: la popolazione umana in continua espansione- è più che raddoppiata dal 1960, ora è a 7,4 miliardi di persone- depreda, sovraffolla, avvelena il pianeta, e rende molto difficile, se non impossibile la convivenza con altre specie. In generale, la causa di questo drammatico declino va imputata al degrado dell’habitat dovuto all’agricoltura, alla distruzione delle foreste, all’estrazione mineraria, ai trasporti, alla produzione di energia. Cui si aggiungono altre cause come l’eccessiva caccia, pesca o la caccia di frodo, l’inquinamento dovuto alle industrie e all’urbanizzazione . Fatto sta che la sparizione della fauna selvatica è -insieme al cambiamento climatico- il segno più evidente dell’Antropocene, l’era geologica in cui gli esseri umani dominano il pianeta. «Non siamo più un piccolo mondo su un grande pianeta. Siamo un grande mondo su un piccolo pianeta, e abbiamo raggiunto il punto di saturazione», scrive Johan Rockstrom, direttore esecutivo dello Stockholm Resilience Centre, nella prefazione alla ricerca.

Nel rapporto precedente, de 2014, era stato registrato un calo del 52% delle popolazioni di vertebrati in tutto il mondo. Particolarmente colpiti, gli animali d’acqua dolce, i cui numeri stanno precipitando: una diminuzione dell’81% in media tra il 1970 e il 2012. Il numero delle specie terrestri è crollato del 38%. A causa del bracconaggio, il numero di elefanti africani, per esempio, è sceso di 111mila individui dal 2006: adesso sono 415 mila. Le popolazioni degli ambienti marini sono diminuite del 36%.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
  • Fascinated
  • Happy
  • Sad
  • Angry
  • Bored
  • Afraid

Commenti