Gomorra dalla A alla Z. Il clan Gionta, il ruolo negli anni ’80 e la guerra con i Gallo-Cavalieri

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Il clan Gionta prende il nome dal suo fondatore, Valentino (è anche definito il clan dei “valentini”), classe 1953, ufficialmente venditore ambulante presso il mercato ittico di Torre Annunziata. Valentino, in realtà, inizia la sua carriera criminale come contrabbandiere affiancandosi al boss di Santa Lucia Michele Zaza. Quando scoppia la guerra con Cutolo si schiera con il cartello della Nuova Famiglia e si affilia ai Nuvoletta di Marano, referenti per la mafia in Campania. Per questo don Valentino si può definire un mafioso a tutti gli effetti.

Quest’ultimo dovrà dare segno della propria forza ai suoi alleati e così, nel settembre del 1981, si attiva per l’eliminazione dei capozona di Cutolo a Torre Annunziata, ovvero Salvatore Montella e Carlo Umberto Cirillo.

Il clan Gionta, dopo il contrabbando di sigaretteallarga i suoi tentacoli nel mercato degli stupefacenti, approfittando della disponibilità di diversi pescherecci della zona.

Ma è un interesse troppo grande ed è per questo che il clan entra in conflitto con il boss e dei boss Antonio Bardellino, l’uomo di Casal di Principe che volle la strage di Sant’Alessandro, eseguita materialmente dagli uomini del capo dei capi di Nola Carmine Alfieri. 

Il boss Valentino, inseguito da un mandato di cattura, verrà arrestato, nel giugno del 1985, a Marano, il quartier generale dei Nuvoletta, assieme ad un affiliato di spicco del clan dei maranesi ovvero Francesco Vasto detto Ciccio ‘o baccalaiuolo.

Due giorni dopo l’arresto, un giovane cronista napoletano, Giancarlo Siani, scrive in un suo articolo per il Mattino che la presa di Gionta non è stata altro che “il prezzo pagato dai Nuvoletta per giungere ad una pace con Bardellino”. Giancarlo Siani verrà ucciso pochi mesi dopo sotto la sua abitazione a piazza Leonardo a Napoli. Con il boss Gionta in galera, il grande potere sembra averlo la moglie Gemma Donnarumma, e comunque il giro di Palazzo Fienga (roccaforte storica dei Gionta), nel Quadrilatero delle carceri, conta ancora molto.

Gli affari principali sono estorsioni e spaccio. A metà degli anni Ottanta  il braccio armato di Gionta,ovvero il boss Pasquale Gallo, soprannominato “o bellillo”, scelse di andare per la sua strada gli dichiarò guerra, giurando di ucciderlo. Agli inizi degli anni Novanta partì l’escalation. 

Dopo alcuni episodi sanguinosi ai danni del clan Gionta la guerra fini grazie all’intervento di Cosa Nostra, l’ordine partì direttamente da Corleone e, ovviamente, dal capo dei capi Totò Riina. 

 Il Clan Gallo-Cavalieri, dopo la sanguinosa faida, prese il sopravvento e si ingrandì. A metà degli anni Novanta il clan Gallo-Cavalieri  sposta i suoi affari in Spagna e nei Paesi Bassi, gestendo il traffico degli stupefacenti, a Torre Annunziata e in tutti i comuni limitrofi, diventando in questo modo uno dei clan più potenti e agguerriti della provincia di Napoli.

Nell’estate del 2006 un omicidio riapre la faida tra il clan Gionta e il clan Gallo-Cavalieri.Una faida che si fa sempre più cruente. Due omicidi in due giorni nel 2007; nel 2012 i Gionta si indeboliscono ulteriormente e il clan rivale ne approfitta mettendo a segno nuovi agguati. All’alba del 4 aprile 2013 oltre 500 militari dei carabinieri blindano Torre Annunziata arrestando oltre 90 affiliati del clan Gallo-Cavalieri con l’accusa di associazioni di tipo mafioso, estorsioni, porto abusivo d’arma da fuoco, omicidi, traffico internazionale di hashish, mariuana, cocaina ed eroina.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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