Doveva essere l’opera di punta del piano di riqualificazione urbana (Piu Europa) finanziato dall’Unione Europa. E invece il Giardino dei Cinque Sensi, un’area ludica e sportiva ricavata in un terreno situato a ridosso della villa comunale del Ciaurro a Marano, è diventato il simbolo dello spreco e dell’incuria. Il parco giochi, il campo da basket e i giardini didattici, che sulla carta dovevano essere adornati da alberi da frutto, sono malinconicamente abbandonati al loro destino. Il bene, costato circa un milione e mezzo di euro, non è mai stato aperto al pubblico, nonostante la consegna dei lavori risalga a quasi un anno fa. L’erba cresce a dismisura, delle piante non vi è più traccia, il campo da basket è diventato un vero e proprio ricettacolo di rifiuti.
Nessuno se ne occupa e non vi è traccia di un bando o di una procedura di gara propedeutica all’affidamento. In passato si era pensato alle associazioni di volontariato del territorio o alla confinante scuola elementare Paolo Borsellino. L’iter, però, è fermo e sui tempi non vi è ancora alcuna certezza. Due anni fa, a Marano, per la posa della prima pietra arrivò persino l’allora governatore della Campania Stefano Caldoro. I lavori tuttavia, fin dall’inizio, furono rallentati da un’incredibile querelle legale. Una parte del terreno su cui sorge l’opera era ed è tuttora occupato da una famiglia di agricoltori e le procedure per gli sgomberi sono state ostacolate da una miriadi di ricorsi, al Tar e al Consiglio di Stato, e da infinite discussioni tra i privati e l’ente comunale.
Ad ottobre il Consiglio di Stato metterà la parola fine sull’annosa vicenda, ma intanto il parco giochi è diventato il simbolo di un Piu Europa che a Marano – a parte qualche strada rimessa a nuovo (via Merolla, corso Umberto e via Casalanno – ha portato poco o nulla. Un vespaio di polemiche è divampato anche sull’intervento di restyling realizzato nel convento francescano di Santa Maria degli Angeli, anch’esso finanziato con i fondi del Piu Europa. Lavori incompleti e non eseguiti a regola d’arte, secondo gli esperti e gli storici del territorio. E ancora, polemiche a non finire su palazzo Battagliese, lo storico edificio che fu sede della prima casa comunale, i cui lavori non sono stati ancora ultimati. I riflettori, inoltre, si sono accesi anche sui cantieri mai avviati. Qualche esempio? La strada di raccordo che avrebbe dovuto collegare via Marano-Pianura e via Vallesana. Uno snodo di grande rilevanza, ma mai realizzato poiché ostacolato dalla presenza di un capannone industriale abusivo. Il capannone, tuttora utilizzato dai titolari, non è mai stato rimosso dalle amministrazioni cittadine alternatesi negli ultimi quindici anni e l’intervento è rimasto nel cassetto.
Il Mattino-Fernando Bocchetti
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