Gomorra dalla A alla Z. I Mallardo, un tempo uno dei clan più potenti d’Italia

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In una caldissima giornata di agosto del 1967 viene ucciso a colpi di fucile Domenico Mallardo, alias Mimì ‘e Carlantonio, padre di Ciccio e Peppe Mallardo, che in seguito diventeranno i padroni di Giugliano e fondatori dell’alleanza di Secondigliano.
Corre voce che l’agguato a Mimì, vecchio contrabbandiere di sigarette, fu ordinato da affiliati al clan Maisto che all’epoca dettava legge a Giugliano. Leggende narrano che, dopo l’agguato, i familiari dei Mallardo si recarono da don Alfredo Maisto in segno di resa per far sì che non uccidessero anche i figli di Mimì, all’epoca giovanissimi. Il vecchio boss giuglianese rassicurò tutti con la sua parola d’onore che più nessun Mallardo fosse toccato.
È così fu fino alla sua morte avvenuta nel 1976. Intanto, però, Ciccio e Peppe erano cresciuti e mietevano odio e pianificavano la vendetta, fino a quando, era il 1978, un commando di uomini che gli inquirenti ritenevano tutti amici di Ciccio Mallardo colpì in un agguato i due figli di don Alfredo, Luigi, detto Luigino (che uccisero) ed Enrico rimasto ferito.
Nel frattempo scoppia la guerra di camorra in Campania. Cutolo contro la Nuova Famiglia. I Maisto sono alleati di Cutolo, i Carlantonio della la Nuova famiglia. A Giugliano, in pratica, va in scena una doppia guerra. Ciccio, il più grande dei fratelli Mallardo, consolida intanto amicizie importanti con i più grandi boss di Napoli e provincia: da Carmine Alfieri a Gennaro Licciardi detto ‘a Scigna (tra l’altro diventeranno cognati); dai Nuvoletta di Marano alle nuove leve di Casal di Principe (Schiavone, Bidognetti, Zagaria). I Maisto saranno annientati con gli agguati mortali degli altri due figli di don Alfredo, Antonio nel 1987 ed Enrico nel 1992. Dopo la parentesi Maisto/Cutolo, i Mallardo si contendono il paese con altri due gruppi: i D’Alterio (gruppo delle palazzine) loro affiliati e gruppo di fuoco durante la guerra con Cutolo e Maisto, e il gruppo di Pietro Nappo, meglio noto come Pietro ‘a Mafia.
Gli introiti sono divisi così: 50 per cento ai Carlantonio e il restante 50 tra i 2 gruppi. Tra il 1987 e il 1990 esce di scena anche Nappo, ferito mortalmente in un agguato, e al potere restano solo 2 gruppi: Carlantonio e D’Alterio.
Nel 1991 un piano studiato a tavolino vede l’eliminazione in un unica giornata dei fratelli D’Alterio. Archiviata la questione D’Alterio, i Mallardo sono i padroni assoluti della città, ma le mire espansionistiche di Ciccio lo portano a creare, assieme ad Eduardo Contini e Gennaro Licciardi, la cosiddetta Alleanza di Secondigliano. L’obiettivo è quello di estendere il dominio dal litorale domitio fino a Napoli centro, con una miriade di altri clan minori affiliati: i Sacco di San Pietro a Patierno, i Tolomelli/Vastarella del centro di Napoli, i Mariano dei Quartieri, clan Stabile di Piscinola, clan Bosti e clan Bocchetti.
Questa super alleanza entra in rotta di collisione con i clan di Napoli centro, in particolar modo con i Mazzarella e i Misso, che godono dell’appoggio anche dei Sarno di Ponticelli. Per evitare una carneficina si firma un patto di non belligeranza. L’accordo è sancito da Peppe Misso, detto ‘o Nasone, boss della Sanità, ed Eduardo Contini alias ‘o Romano.
Oggi si può dire che il clan Mallardo, forse al pari dei Polverino e Nuvoletta, ha subito più sequestri di beni immobili di tutti gli altri clan di Napoli e provincia. Lo Stato ha acciuffato tantissimi affiliati al sodalizio, e oggi c’è tensione in città con un nuovo gruppo di malavitosi pronti a dar battaglia e che ha il proprio quartier generale nelle palazzine Ina Casa di via Colonne.
© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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