I luoghi del cuore. Un lago e la sua leggenda: Averno, il lago della Sibilla abitato dalle lucciole

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Orti attraversati da raggi di sole, agrumeti e vigneti fitti e ridenti circondano il lago d’Averno. E fiori, campi coltivati di fiori il cui profumo si mescola alla brezza del mare, vicino, che si riesce  a sentire quando il vento sale da sud, e il movimento d’aria spazza via l’odore pesante dell’acqua che ristagna immobile. Senza uccelli, è questo il significato del nome del lago di origine vulcanica che custodisce la leggenda: qui è l’antro della Sibilla, qui l’accesso agli Inferi impietosi, il luogo scuro di tenebre in cui, secondo Virgilio, Enea deve recarsi, per entrare nel regno dei morti dal quale uscirà illeso, grazie al ramo d’oro da donare a Proserpina; “c’era una grotta profonda e immensa per la sua vasta apertura, rocciosa, protetta da un nero lago e dalle tenebre dei boschi, sulla quale nessun volatile impunemente poteva dirigere il proprio volo con le ali, tali erano le esalazioni che, effondendosi dalla nera apertura, si levavano alla volta del cielo”. (Eneide, libro VI)

I Campi Flegrei oggi appaiono in tutta la loro rigogliosa vegetazione, tra lago d’Averno, lago Fusaro e Lucrino, e offrono un paesaggio di rara bellezza, una dimensione di perfetta armonia tra natura possente e acqua. Governano la vegetazione fitta le lucciole, padrone indisturbate in questa stagione; di notte, nel buio silenzioso della campagna, si mostrano in nebulose danzanti, in un brillare intermittente che, senza stanchezza né sfiducia, si agita informe con un unico movente, vitale e imprescindibile: la procreazione.

© Copyright Emilia Pirozzi, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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