Esclusiva. Edilizia e camorra, oggi interrogatorio fiume per Antonio Simeoli. “Ho sempre subito estorsioni dai Nuvoletta e dai Polverino. “Ciaulone” ha ricostruito anche i suoi rapporti con Cerullo e Perrone e i prestanome delle cooperative

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“Con Giuseppe Polverino ho avuto rapporti esclusivamente di carattere estorsivo. Nel senso che ho sempre dovuto pagare il clan per l’attività imprenditoriale che svolgevo”.  Ha esordito con queste parole Antonio Simeoli, al secolo “Ciaulone”, il re del mattone maranese e principale imputato nel processo che stamani ha vissuto forse il suo momento clou. Edilizia e camorra, questo il filone d’indagine seguito dai magistrati napoletani e che portò, tre anni fa, all’arresto dello stesso Simeoli, dei figli Luigi e Benedetto (anche Domenico è imputato ma a piede libero), di una miriade di presunti prestanome e di alcuni tecnici ed ex dirigenti del Comune di Marano.

Le dichiarazioni di “Ciaulone”, classe 1946, rese nell’aula 220 della quarta sezione penale del tribunale di Napoli, non potevano passare inosservate.

Un interrogatorio fiume, durato circa tre ore, durante le quali Simeoli ha ricostruito i suoi rapporti con Peppe ‘o barone, con alcuni affiliati al clan Polverino nonché la dinamica delle trattative su alcune importanti operazioni edilizie, come quella di via Casalanno e via Case Criscio a Marano.

Ma andiamo per ordine.

“Fino al 1991, da costruttore, ho avuto rapporti con il clan Nuvoletta, nel senso che pagavo regolarmente la tangente per gli appartamenti che costruivo. Quattro milioni di lire ad appartamento. Dopo il 1991 sono arrivati i Polverino. La prima volta che ho ricevuto una richiesta estorsiva è stato quando stavo realizzando una ventina di appartamenti in via Recca. Si presentarono al cantiere, emissari del Barone fermarono i lavori e mi avvisarono che Polverino, Polverino Giuseppe, voleva parlarmi. Qualche sera dopo mi vennero a prendere e mi portarono da lui, in un luogo che non saprei riconoscere. Mi accompagnò Sabatino Cerullo. Ero teso, quando Polverino mi vide, disse che ero stato scostumato, che la musica era cambiata e che da quel momento avrei dovuto pagare lui. Se vuoi mettere mano agli appartamenti – aggiunge – prima di lunedì devi consegnarci 100 milioni di lire. Mi hanno accompagnato da Polverino altre quattro-cinque volte e sempre in luoghi diversi. Ai Polverino pagavo 15-20 mila euro ad appartamento”.

L’imprenditore del mattone ha focalizzato, prevalentemente, la sua attenzione su questo aspetto e il leit motiv è stato il seguente: ero un imprenditore costretto ad assecondare alle richieste dei clan.

“Con i Polverino siamo andati avanti così per molti anni, i soldi li veniva a prendere negli uffici della Sime sempre Sabatino Cerullo. Veniva di sera e mai si recava sui cantieri edili. Ho subito estorsioni non solo a Marano ma anche a Mugnano – ha proseguito il fondatore della Sime costruzioni – Si presentò al cantiere il boss Amitrano, accompagnato da alcuni ragazzi. Anche in quel caso trovai un accordo e pagai. Stessa musica anche per il cimitero di Poggioreale, dove stavo per realizzare svariati loculi, per un’operazione dal valore complessivo di circa 3 miliardi di lire. In quell’occasione chiesi aiuto, una mediazione a Lo Russo, in quanto mio figlio ha sposato proprio una nipote di Lo Russo”.

Le domande a Simeoli sono state poste, in prima battuta, dal collegio difensivo guidato dal professor Gustavo Pansini. Il pubblico ministero Morra e il presidente del tribunale D’Acierno sono intervenuti in un secondo momento. Molte le domande sul perché fu necessario istituire numerose cooperative edilizie, alcune delle quali presiedute da ex collaboratori di Simeoli.

“La prima cooperativa che ho presieduto è stata la Edil San Rocco. Poi sono diventato socio di altre cooperative e mi impegnavo a cercare altri soci. Era un modo per avere vantaggi fiscali, visto che le cooperative potevano acquistare i terreni a prezzi notevolmente più vantaggiosi, trattandosi di edilizia economico-popolare. Io per queste cooperative spesso effettuavo anche i lavori”.

La pubblica accusa si è poi soffermata su alcuni aspetti relativi proprio alla Edil San Rocco e a chi fosse subentrato, in qualità di presidente, proprio a Simeoli. “Dopo di me la cooperativa è stata guidata da Biagio Iacolare. Lo misi io a fare il presidente. Già prima lavorava con me, era un mio stipendiato, al tempo era un mio collaboratore”.

Sulla palazzina di via Casalanno, inoltre: “I germani Cesaro vennero da me accompagnati dal signor Cerullo (non Sabatino Cerullo ndr), che fungeva da loro intermediario. Erano interessati a vendere i loro lotti, così come Iorio. Gli ingegneri Altomonte e Filomarino si interessarono invece affinché fosse rilasciata la Dia. Poi ebbi contatti con i rappresentanti dei monaci, per le autorizzazioni necessarie e quelle propedeutiche all’abbattimento di un capannone pericolante, per il quale non c’era alcun vincolo. Quanto alla palazzina che poi costruimmo, non commettemmo alcun abuso edilizio. Mai ho avuto rapporti con l’ufficio tecnico di Marano. Dissero che avevo fatto un piano in più, ma non era vero. Anche in quell’occasione ebbi una richiesta estorsiva, ma io non volevo pagare perché il cantiere fu sequestrato. Ho dovuto però fronteggiare alle richieste, in quanto Polverino minacciò me e i miei figli. Ho pagato anche per il complesso residenziale di via Case Criscio. L’importo complessivo, per Casalanno e Case Criscio, fu di 750 mila euro”.

Capitolo tabaccheria. “Non ero minimamente interessato a quell’acquisto, vennero a propormi di acquistarlo mio nipote Luigi e il suo socio. Insieme gestivano un’assicurazione. Erano loro, in un primo tempo, gli interessati a rilevare la tabaccheria di Sorrentino. Io dissi di sì dopo aver parlato con mia figlia, che l’ha poi gestita per alcuni anni. Non anticipai alcunché per quell’acquisizione: ci accordammo che avrei riscattato gradualmente la tabaccheria con i soldi degli incassi. Sorrentino l’ho visto una sola volta, quando venne da me con un mucchio di cambiali e con fare molto alterato. Io con lui non ho mai chiuso alcun accordo. So che doveva avere ancora dei soldi, circa 30-40 mila euro, più i soldi per il mancato pagamento di alcune tasse.  Ogni mese il socio di mio nipote veniva a prelevare 5 -6 mila euro, che venivano poi girati a Sorrentino. Ricordo che in qualche occasione proprio Sorrentino aveva chiesto di formalizzare il passaggio dell’attività da lui a noi. Ad un certo punto, però, riscontrammo un ammanco di cassa e, dopo un po’, la persona che avevamo preso a lavorare, indicataci da Luigi e dal suo socio, se ne andò”.

I rapporti con Angelo Simeoli, alias Bastone.

“Siamo cugini, ma siamo ed eravamo per così dire anche rivali nell’attività imprenditoriale. Io non sono mai entrato nella gestione delle sue imprese o società né lui nelle mie. Lui gestiva la Edil Belvedere e altre società e spesso tra noi si registrava anche una forte concorrenza, persino nella scelta degli spazi pubblicitari”.

I pentiti.

“Ho conosciuto Roberto Perrone all’inizio degli anni Novanta, forse anche prima. Io frequentavo un circolo ricreativo nei pressi del Comune, Perrone venne lì un paio di volte e giocammo a carte. Dopo un po’ non sono più andato per evitare imbarazzi. Sapevo che Perrone era legato a un clan, anche se in quel periodo credo non fosse affiliato ai Polverino. L’ho rivisto qualche anno dopo quando gli prestai la mia autovettura. Mi disse che gli serviva per andare a un matrimonio. Gliela prestai in un paio di occasioni”.

Le cooperative e le società. “Prevalentemente erano gestite da persone che conoscevo o che avevano collaborato con me. Le vicende fiscali e tributarie sono state seguite per 22 anni da Giovanni Gala. Gala si ritirò dall’attività nel 2012, poiché aveva avuto un problema di salute. Ai miei figli, Luigi e Benedetto, al compimento della maggiore età ho intestato due società, ma in pratica sovraintendevo sempre io alle operazioni più importanti”. E ancora: “I soldi, quando c’erano momenti di crisi o di difficoltà, passavano da una società all’altra”.

 

 

 

© Copyright 2016 Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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