Quartieri Spagnoli, l’annuncio a sorpresa del boss Mariano: “Risponderò alle domande dei giudici”

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Una richiesta a sorpresa, che cambia i ritmi dell’udienza e crea suspence. Marco Mariano, il fratello dello storico capoclan Ciro, considerato un capo anche lui, alla guida della cosca dei Quartieri Spagnoli nell’era della sua rinascita più attuale, ha chiesto di poter parlare in aula. Non per rendere una dichiarazione spontanea, come ha precisato egli stesso dal carcere di massima sicurezza dove è detenuto al 41 bis rispondendo a precisa domanda del giudice Miranda, ma per essere interrogato, per rispondere cioè alle domande del pubblico ministero e degli avvocati.

Cosa avrà da dire il boss dei Quartieri? Ci si aspetta una difesa, forse una replica alle recenti dichiarazioni di Maurizio Overa, fedelissimo della cosca fino a qualche mese fa quando ha iniziato a collaborare con la giustizia svelando i segreti dei Mariano, gli affari con gli imprenditori, le tangenti e i progetti. Chissà. L’udienza è stata aggiornata al 28 aprile. In quella data il boss avrà la possibilità di rispondere alle domande di accusa e difesa e dire la sua. All’esito di questo interrogatorio gli altri imputati formalizzeranno eventuali richieste di rito abbreviato. Aula bunker del carcere di Poggioreale: è qui che si celebra l’udienza preliminare ai Mariano come anima della camorra del centro storico e come ago della bilancia negli equilibri malavitosi di mezza Napoli. Un vero e proprio maxiprocesso considerati il numero di imputati (una novantina) e la mole di faldoni, intercettazioni, testimonianze e prove da analizzare.

Nasce da un’inchiesta coordinata dal pm Michele Del Prete del pool Antimafia guidato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e attraversa la storia più recente dei Mariano a partire dalla scarcerazione nel marzo 2009, per fine pena, di Marco Mariano, per incrociare l’omicidio del musicista Petru Birladeanu, nel maggio 2009, davanti alla stazione di Montesanto perché la vittima fu uccisa per errore nel corso di un agguato che doveva avere proprio il boss come bersaglio. Classe ’55, Marcuccio all’anagrafe di camorra, Marco Mariano, una volta fuori, aveva ripreso – come emerge dalla ricostruzione investigativa – i contatti con i vecchi affiliati, aveva incontrato personaggi influenti della malavita cittadina e boss di Secondigliano e Torre Annunziata. A lui c’era persino chi raccomandava il figlio affinché lo prendesse alle sue dipendenze: «mio figlio si vuole sporcare» si sente in una intercettazione. Le indagini hanno svelato anche i finti ricoveri del boss in clinica o in ospedale per agevolare gli incontri con i fedelissimi, gli accordi del clan per lo spaccio di droga, le estorsioni, gli affari illeciti, nonché l’interesse alle elezioni alla Circoscrizione del 2011 con la presunta complicità di due ristoratori e tre candidati. E valicando i confini dei Quartieri Spagnoli fino al quartiere Chiaia e al centro storico di Napoli, hanno alzato il velo sulle mire del boss e dei suoi fedelissimi. Secondo le accuse, i Mariano aveva investito in carne, pesce e latticini, di cui imponevano le forniture a ristoranti e pizzerie, e in attività commerciali e night. Un modo diverso per estorcere denaro e ripulire i soldi sporchi.

Il Mattino

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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