Interdittive antimafia, il report del prefetto di Napoli sui provvedimenti. Ma restano i dubbi sull’efficacia delle misure e sui reali controlli

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La prefettura di Napoli nei primi sei mesi del 2024 ha emesso 120 interdittive antimafia. I settori in cui principalmente operano le aziende raggiunte dal provvedimento sono costruzioni, consulenze e servizi vari, onoranze funebri, servizi ambientali e gestione rifiuti, ma anche commercio, somministrazione alimentari e bevande, settore agricolo, carburanti e strutture alberghiere. I dati sono stati illustrati dal prefetto, Michele di Bari, nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione dei vertici delle forze dell’ordine e dei componenti del Gruppo interforze antimafia.

E’ un buon lavoro quello fatto fin qua in Prefettura. Sono numeri che ci rincuorano, perchè significa che la pressione sulle ditte in odore di mafia è sempre forte. Bisognerebbe però specificare quanti di questi provvedimenti afferiscano a ditte già interdette, perché capita il più delle volte che nel calderone finiscano anche quelle già destinatarie di provvedimenti interdittivi che vengono poi successivamente confermati. Questo il Prefetto di Napoli lo sa? Ma, inoltre, sa che nell’area nord di Napoli (e non solo) continuano ad operare ditte pluri interdette, operanti nei più disparati settori, senza che nessuno glielo impedisca e grazie a semplici espedienti ed escamotage burocratici?

Prefetto, questi sono temi importanti, i controlli sono indispensabili ai fini dell’efficacia dei provvedimenti interdittivi. Senz’altro non possiamo che apprezzare lo sforzo. Resta inteso però che adesso ci si aspetta qualcosina in più non solo sulle interdittive ma anche sull’accesso delle commissioni nei Comuni. In tanti comuni, soprattutto dell’area nord, gran parte delle anomalie si registrano proprio nelle pubbliche amministrazioni, con amministratori vicini o contigui ad ambienti borderline, affiancati da imprenditori altrettanto da attenzionare. Il nostro giornale, ogni giorno, racconta fatti e misfatti, proprio su queste tematiche, ma non sempre raccogliamo l’attenzione che meriterebbero.

In tanti, forse troppi casi, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che sta facendo un buon lavoro al Viminale, si è sostituito ai Prefetti sui territori, che molto spesso, non amano entrare a gamba tesa contro la politica che governa i comuni, forse per paura, forse per timore di vedere la propria carriere subire un brusco rallentamento? Chissà, resta il fatto che il capo del Viminale in alcuni casi è stato molto rigido: via chi non fa il proprio lavoro. Ovviamente riponiamo fiducia in Di Bari, ma ci auguriamo che non accada ciò che è accaduto a Caserta e Bari, dove il Ministro ha dovuto inviare di suo pugno le commissioni d’accesso.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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