Gli undici mesi persi con Reppucci, il prefetto che voleva traghettare senza alterare gli equilibri interni. Le sue “fissazioni”, gli errori e la complicità di qualche partito

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Persi undici mesi preziosi, undici mesi in cui si sarebbe potuto fare tanto e invece non si è fatto. Era chiaro a tutti, tranne a qualche politicante in cerca di visibilità, che la strategia adottata da Reppucci, teorico del “volemose bene” a tutti i costi e del traghettamento indolore, non avrebbe portato a nulla. E’ così è stato. A nulla sono valsi i nostri appelli. Reppucci ha voluto congelare alcuni trasferimenti all’interno degli uffici comunali, contrariamente a quanto annunciato dopo il suo arrivo al Comune. Non ha capito, o meglio ha finto di non capire, che molte delle criticità che hanno portato allo scioglimento del municipio si annidano proprio in alcuni uffici, gestiti o in qualche modo diretti da dipendenti e funzionari. Le risorse a disposizione sono esigue, è vero, ma qualcosa andava e va fatto. Spostamenti mirati per rendere innocui certi personaggi.

Reppucci si è intestardito, suscitando perplessità un po’ ovunque, sull’ex segretaria D’Ambrosio, che riteneva indispensabile ma poi invitata caldamente a farsi da parte dopo gli evidenti errori commessi anche in sede di compilazioni atti; Reppucci aveva poi un debole (amministrativo) per l’avvocato Tiziana Di Grezia, responsabile dell’avvocatura. L’ha difesa a spada tratta, contro tutto e tutti e l’ha premiata rafforzando il suo comparto (l’unico ad essere rafforzato). Prima di congedarsi, infine, ha fatto sì che ottenesse il nulla osta per andare via e la liquidazione (20 mila euro) di un vecchio credito maturato con l’ente cittadino. Si è poi, Reppucci, “innamorato” di Maria Ilaria Bruno e Alberto Zurlo, due segretari provenienti da minuscoli comuni, che credeva di gestire e che invece lo hanno abbandonato dopo poche settimane di lavoro. E cosa dire, poi, sulle forzature relative ad alcune nomine. Nomine che potrebbero, in futuro, costare care al Comune. Ci sono situazioni non definite, ben oltre il limite della legittimità che potrebbero creare sconquassi anche sotto il profilo finanziario.

Inutile rinvangare il passato. La colpa è di Reppucci in primis, che credeva di esser sbarcato in una comunità di persone con l’anello al naso, pronte dunque a sorbirsi qualsiasi sua scelta, anche le più bizzarre. Ma la colpa è anche di coloro, Cinque Stelle, Pd e “sinistri”, che pur sapendo non ha voluto sollecitare un cambio di rotta, ritenendo che l’ecumenismo di Reppucci (il dialogo) fosse più importante della liceità degli atti e della correttezza delle scelte.

Tra qualche giorno si insedierà al Comune un nuovo commissario, l’ennesimo degli ultimi 4 -5 anni: Tramonti, Fico, Reppucci e ora Di Menna. Lavorerà a stretto contatto con due membri della commissione, Ludovica De Caro, supina alle scelte di Reppucci e ancora alle prese con problemi di ambientamento (non ha ancora capito nulla della macchina comunale) e Francesco Greco, che ha qualche merito ma anche il demerito di averci regalato un sovraordinato, De Simone, deludente sotto tutti i punti di vista.

Bisogna riprendere la strada dei cambiamenti negli uffici, già iniziata nelle ultime ore nel settore economico finanziario guidato da Giuseppe Bonino. Ci sono state e ci saranno rotazioni interne. Qualcosa si è mosso nell’ufficio tributi, altro si muoverà all’Anagrafe, dove Scotto, dopo i due furti ravvicinati, è destinato a lasciare. Auspichiamo che il prefetto Di Menna sia più decisionista di Reppucci, che si occupi della sfera interna e che dia segnali veri sul fronte del ripristino della legalità. Ci sono beni abusivi e confiscati da sgomberare, parcheggiatori diventati aggressivi e che introitano somme che dovrebbero essere dell’Ente, ci sono abbattimenti da effettuare, indagini interne da approfondire su furti e truffe ai danni del Comune. C’è molto da fare e per farlo non bisogna perdere ulteriore tempo.

 

 

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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