Barzelletta Pisapia. “Mai con Alfano” e poi si allea con Alfano in Sicilia

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Siccome era partito a gennaio dritto come un fuso, con un tonante e definitivo “mai con Alfano”, e tutto gli si può addebitare fuorché l’incoerenza, era inevitabile che nel giro di otto mesi Giuliano Pisapia si alleasse con Alfano. E non in un luogo qualunque, tipo le guglie dolomitiche o le risaie del Vercellese, dove Angelino Jolie sfugge ai radar fin più che nel resto d’Italia. Ma proprio in Sicilia, dove il cosiddetto ministro degli Esteri nacque 47 anni fa senza che nessuno ne avvertisse l’esigenza e dove schiera tutto il meglio del suo lombrosario di inquisiti, imputati, condannati, capibastone, clientelisti e clientes già cuffariani e lombardiani (nel senso di Raffaele Lombardo). L’annuncio dell’alleanza, detta anche concorso esterno, fra Ap-Ncd (o come diavolo si chiama) e Campo progressista (qualunque cosa voglia dire) è per ora affidato a due telefonate segrete, subito finite sui giornali, di Pisapia a Roberto Speranza e a Leoluca Orlando. E a una dichiarazione di tal Ciccio Ferrara, che i giornaloni assicurano essere “il braccio destro di Pisapia” e che prende le distanze da Mdp-Articolo1 (o come diavolo si chiama), il partito dei bersaniani e dei dalemiani che vogliono o volevano Pisapia come leader anche perché diceva “mai con Alfano”. E si erano fatti l’idea che volesse proprio dire “mai con Alfano”. Anche perché lo ripeteva come un mantra, prima e dopo i pasti, nel tentativo di spiegare che cosa lo dividesse da Renzi dopo le battaglie comuni pro Expo, pro Sala e contro la Costituzione – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 27 agosto 2017, dal titolo “Pisalfano”.

“Una lista nazionale con Pd e Alfano? Per me, e non solo per me, sarebbe un incubo ed è folle solo pensarlo” (27.1.2017). Chiusura subito ricambiata da Angelino: “Io in un listone con Pd e Pisapia? No: zero assoluto. Io non soffro di incubi. Se ne ho avuto qualcuno, è stato migliore o peggiore ma non uguale a questo”. Poi riecco Giuliano più tetragono e stentoreo che mai: “Rispetto Alfano, ma non possiamo stare con loro” (10.2). Infine, in una videointervista al sito di Repubblica, la sua Bibbia, il colpo del ko: “È evidente che Alfano è incompatibile col centrosinistra. I paletti di Campo progressista riguardano certamente Alfano, che ha storia e idee opposte alle mie. Dai diritti civili alla giustizia. La destra faccia la destra, con Alfano ci divideremmo il giorno dopo” (9.3). Alla parola “paletti”, qualcuno immaginò un qualcosa di solido e robusto, ben piantato nella roccia. Invece erano palette nella sabbia. Sentite Ciccio, braccio destro con tutto il rispetto per il sinistro: “Micari ha il profilo civico e democratico giusto”. Micari chi? Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo e amico di Leoluca Orlando.

Dunque suo candidato a governatore di Sicilia, subito sposato da Renzi & Alfano dopo il patto nuziale per andare insieme pure alle Politiche (quello che, per Pisapia, era un incubo). I fan lo definiscono “un liberal che guarda a sinistra”, infatti Micari faceva bella mostra di sé alla Leopolda sicula di Davide Faraone (detta la Faraona), ma anche alla convention di “Diventerà Bellissima”, il movimento dell’ultradestro Nello Musumeci, candidato di Meloni, Storace e Salvini. Infatti anche B. l’aveva corteggiato, prima di virare sull’avvocato Gaetano Armao, ex assessore di Cuffaro e Lombardo, dunque leader dei “siciliani indignati” (contro di lui), nonché ex console onorario del Belize e consulente di Ricucci. Per la verità il braccio sinistro di Pisapia, l’ex Dc, Ccd e Udc Bruno Tabacci, aveva contattato l’ex rettore di Palermo, Roberto Lagalla: “È un signore”, aveva assicurato, casomai qualcuno lo scambiasse per una signora. Ma quello era solo l’ex e, dinanzi al rettore in carica, per giunta magnifico, Lagalla cessat.

Ora la parola d’ordine è stare con Alfano, ma di nascosto: non nominarlo mai e insistere sul “civismo” (qualunque cosa voglia dire) di Micari. L’ha fatto capire lo stesso Pisapia al telefono con Speranza: “È un progetto civico simile a quello che ha vinto a Palermo: sarebbe un errore chiamarsi fuori” (a Palermo ha vinto un politico come Orlando, ma fa niente). E poi “non possiamo lasciare la Sicilia alla destra o al M5S”. Giusto: onde evitare che vinca la destra, alleiamoci con la destra. Non è invece dato sapere cos’abbia detto Pisapia a Orlando, che garantisce di averci “parlato al telefono per 45 minuti”, e senza addormentarsi. Dopo la sinistra radicale, c’è quella disponibile, flessibile, trattabile, pieghevole, retrattile. Giuliano ha chiesto a Leoluca di convincere Mdp e SI a fare quello che lui mai e poi mai voleva fare: l’ammucchiata con Alfano. Che poi, garantiscono a La Stampa non meglio precisate “fonti vicine a Pisapia” (forse la fontana sotto casa), “è l’occasione decisiva per dare al nuovo partito un profilo di governo”. Identico a quello dei governi B., Letta, Renzi e Gentiloni, tutti impreziositi dal ministro Angelino.

Ora però bisogna camuffarlo da “civico”, con una serie di liste ad hoc. Squadroni di trucco e parrucco sono già al lavoro per renderlo irriconoscibile nei loghi.

Avremo l’Alfano capellone, con una palma sul capino implume, leader dei “Cuffariani per la Rivoluzione”. L’Alfano punk, con mezzo fico d’India sulle ventitré, capo dei “Castiglioniani della Terza Internazionale”. L’Alfano rasta, con le sarde a beccafico sulla fronte, guida dei “Proletari Lombardiani Uniti”.

L’Alfano squatter, con una rete da pesca al collo, portavoce di “Okkupy Ministery”. L’Alfano richiedente asilo, pittato col lucido da scarpe, ideologo dei “Migranti Economici Parastatali”. E l’Alfano chavista, col ciuffo alla Little Tony, caudillo di “Hasta la Poltrona Siempre”. Se lo nascondono bene, forse riesce ad allearsi contemporaneamente col centrosinistra e col centrodestra senza farsene accorgere. Tanto prima o poi, per il riconoscimento, arrivano i carabinieri.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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