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Faceva il garzone in macelleria. Prima di andare a Nassiriya e lanciarsi con un camion imbottito di esplosivo contro un gruppo di soldati italiani uccidendone 19, Bellil Belgacem aveva lasciato i suoi documenti in casa di Mohamed Mrabet Fahsi, che della macelleria era il padrone. Proprio in quella casa la polizia aveva ritrovato i documenti di Abdelbaki Es Satty, imam considerato ‘mente’ dell’attentato a Barcellona. Da lì, a Vilanova i la Geltru, 50 km a sud dalla capitale catalana, passa il filo che lega l’eccidio dei militari italiani del 12 novembre 2003, l’attacco di Atocha dell’11 marzo 2004 a Madrid e il furgone che il 17 agosto ha ucciso 14 persone sulla Rambla
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