Caso Pip, il Tar dà ragione al Comune. I giudici amministrativi si sono pronunciati qualche giorno fa sul ricorso intentato da due aziende, entrambi operanti nell’area industriale di via Migliaccio, a cui era stato notificato un atto per il ripristino dello stato dei luoghi nonché l’immediata cessazione dell’attività commerciale.
Come si ricorderà l’area industriale di Marano, tra l’altro al centro di un’inchiesta della Dda di Napoli, accoglie numerose aziende che – contrariamente a quanto previsto nella convenzione varata a suo tempo dal Comune – svolgono attività commerciale e di vendita e non di carattere industriale. Per quasi tutte, inoltre, sono state riscontrate anomalie e difformità di natura urbanistica: piccoli o grandi abusi edilizi riguardanti le volumetrie dei capannoni o questioni legate al mancato rispetto dei confini.
Il Tar si è pronunciato sui ricorsi presentati dalle ditte Fragia e Big distribuzione, bocciando le due impugnazioni alla luce di quanto indicato dall’articolo 32 del vigente piano regolatore generale. L’attività commerciale – spiegano i giudici del Tar – è consentita solo se questa è effettivamente collegata all’attività industriale e di produzione.
Le aziende dovranno ora – pena la chiusura delle attività – sanare le difformità urbanistiche rilevate e non potranno continuare ad espletare attività di carattere commerciale. Potranno altresì ricorrere al Consiglio di Stato.
Il collegio del Tar ha dunque accolto la tesi del Comune, che era difeso da Saverio Griffo, da tempo consulente legale dell’ente cittadino.
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