I luoghi del cuore. La solida e grandiosa Fontana della Sellaria: una storia napoletana

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I centri storici conservano l’anima delle città, svelano archetipi arcaici e culturali, confidano segreti. Splendide strutture all’improvviso compaiono in angoli remoti, dove il passaggio è poco frequente e, specie di sera, regna la tranquillità. Passeggiando, i luoghi ci regalano l’inaspettato e così accade nella piccola Piazzetta dell’Archivio di Stato a Napoli.

Voluta nell’ambito dei lavori di bonifica delle aree a est dell’ Archivio stesso (una volta sede di un monastero benedettino),  attuati nei primi anni del XX secolo, attualmente la piazzetta è delimitata dal complesso monastico dei Santi Severo e Sossio e da edifici risalenti all’inizio del ‘900. Ecco, in questa piazza si erge silenziosa una fontana, e ci sembra subito che non è quello il suo posto, ci appare grande per lo spazio che le si lascia intorno, troppo grande. E’ la Fontana della Selleria, di un barocco  severo e imponente, ricomposta nel 1903, recentemente restaurata. Da dove proviene la fontana? Si trovava un tempo nella Piazza della Sellaria, appunto. Questo luogo fu spazzato via, cancellato dalle riassetto urbano che passa sotto il nome di Risanamento, ma si trovava dove oggi è la Piazza Nicola

Amore, popolarmente nota come “Quattro Palazzi”. La fontana era là, la immaginiamo circondata da botteghe dedite alla lavorazione del cuoio per selle e finimenti, da cui il nome della piazza, dove forse l’odore intenso e acre del tannino poteva disturbare il passante frettoloso. Oggi, stretta nel suo cantuccio, sul suo sfondo reca, muta e tribolante, la Chiesetta di Santa Maria Stella del Mare, che versa inspiegabilmente in pessimo stato. Una fontana dal passato importante, come testimonia la complessità della sua struttura in piperno, mattoni e marmo bianco di Carrara, dal disegno equilibrato e simmetrico, ad opera di Cosimo Fanzago.

A due anni appena dalla breve parabola di Masaniello, fu commissionata nel 1649 dai proprietari stessi delle case della piazza, ognuno dei quali versò una quota. Le grandi lapidi che la struttura presenta rappresentano l’una un omaggio al vicerè spagnolo, l’altra la memoria del suo spostamento, avvenuto nel 1902. Un pezzo importante della memoria della città, grandioso e solido, come sembra essere la città stessa.

© Copyright Emilia Pirozzi, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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