Stare in coda 5-6 ore per entrare e fare acquisti nei negozi e supermercati, quasi sempre vuoti. Andare in farmacia e non trovare il farmaco che si sta cercando. Lavorare con blocchi programmati di energia e la mancanza d’acqua. È questa la realtà che da mesi stanno vivendo molti venezuelani, e che in tanti paragonano a quella del Cile di Salvador Allende prima del golpe di Pinochet. Lo stesso presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha più volte richiamato la figura del suo omologo cileno, affermando che la classe borghese del suo paese gli sta “facendo la guerra in modo simile a quella subì Allende 40 anni fa”, e che il suo paese è vittima di una “campagna spietata, mediatica e politica” lanciata per favorire “un intervento militare diretto dall’estero” contro il suo governo.
L’ultimo caso è quello di Polar, la principale azienda alimentare del Paese, che ha fermato la produzione di birra nell’impossibilità di poter accedere alle valute estere senza cui non può importare le materie prime necessarie. Ma come accusa il Psuv, il partito di Maduro, in un video postato su Twitter, “Polar è il principale promotore del boicottaggio. Non coltiva, ma dipende dagli investimenti e importazioni che fa lo stato venezuelano. Polar non produce alimenti, ma compra e rivende grazie allo sforzo di altri”. E tante altre sarebbero le imprese ferme per mettere in ginocchio il regime chavista. Gli imprenditori dal canto loro respingono al mittente le accuse.
Il Fatto
© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews