La modifica della legge elettorale ha scatenato accuse e attacchi anche da parte dei partiti più piccoli della maggioranza. Non i civici a trazione deluchiana ma quelli strutturati come Avs e Sinistra italiana. «Fermate tutto», chiedono alla vigilia di un’assise che è praticamente già scritta.
Lo sbarramento
Il punto di maggiore attrito è la tagliola che penalizzerà proprio i partiti più piccoli. Attualmente, infatti, lo sbarramento è al 3 per cento, a meno che la formazione politica non faccia parte di una coalizione che raggiunge i 10 punti percentuali. Ora si vuole sì abbassare la soglia di appena mezzo punto, dal 3 al 2,5 per cento, ma viene eliminato il premio di coalizione. E in molti rischiano di rimanere fuori. È una doppia spaccatura, quindi: all’interno del Pd (che ha proposto la nuova soglia) per la vicenda De Luca e nella maggioranza.
«Chiediamo a tutti i segretari dei partiti del centrosinistra e ai consiglieri regionali, che sulla vicenda sbarramento ci sia un serio approfondimento e che la discussione su questo pezzo di legge elettorale venga rinviata. Siamo dinanzi a un vulnus di una gravità inaudita. Cercare di impedire la partecipazione democratica con norme ad hoc è un errore e noi combatteremo contro questa decisione con tutti i modi che la politica e la legge ci consentono», chiedono il parlamentare di Avs Francesco Borrelli e la consigliera regionale di Europa verde-Demos Roberta Gaeta.
«È inaccettabile che si utilizzi la questione del terzo mandato per il presidente De Luca come pretesto per far passare un provvedimento che rischia di compromettere la rappresentanza. Sembra, più che altro, un triste “mercato delle vacche”», attacca invece il segretario regionale di Sinistra Italiana Tonino Scala.
Ma più che la legge elettorale, le scosse telluriche si avvertono nel Pd. E preannunciano una corsa alle regionali con tre big candidati a presidente. Anzitutto l’uscente De Luca, a meno che non faccia un passo indietro anche se è già in campagna elettorale, un nome dem/centrosinistra e il candidato del centrodestra. Una corsa con esiti imprevedibili non foss’altro per l’ipotesi di un ricorso contro la Campania da parte del governo e un tema di incandidabilità che potrebbero sollevare gli avversari di De Luca.
Anche perché sull’ipotesi di dare il simbolo del partito per il terzo mandato da parte del Pd, non se ne parla proprio. Che non è una mossa contro De Luca ma generale ha chiarito sempre la Schlein da Fazio. «Pensa che non avremmo sostenuto con piacere Bonaccini per una terza corsa in Emilia-Romagna o De Caro amatissimo a Bari? Le regole – parole della segretaria – valgono per tutti e se qualcuno non è abituato perché prima funzionava diversamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento perché io sono stata eletta esattamente per fare questo». Anche se c’è chi ipotizza che ci sono ancora i margini per ricucire la frattura.