Lo scenario della crisi di governo: ecco cosa può accadere

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Se Mattarella darà al premier uscente un reincarico, si aprirà per Conte una partita assai difficile, sul programma e sulla squadra. A Palazzo Chigi si lavora fino all’ultimo, in asse con i pontieri di Pd e M5s, per allargare e sminare. L’obiettivo, finora mancato, è rendere Renzi non indispensabile al Senato. Nei corridoi parlamentari si ragiona però già del piano B, se al Quirinale una maggioranza così chiara per Conte non dovesse emergere. Il primo passo, secondo i rumors, sarebbe tentare la via di un nome M5s: si citano Stefano Patuanelli (super-contiano, in chiave alleanza col Pd), Roberto Fico (figura istituzionale, lascerebbe il posto a una personalità come Dario Franceschini), Luigi Di Maio (che da tempo viene citato come prima scelta di Renzi ma a più riprese ha smentito). Far uscire nomi ora è un modo per bruciali, dicono da Iv. Mentre dal M5s assicurano che la linea è unitaria sul nome di Giuseppe Conte. Ma nei gruppi pentastellati – già profondamente divisi sul ritorno di Renzi – sembra prendere corpo il fronte di chi non intende “consegnarsi” a Conte, anche in prospettiva futura. Anche dal Pd liquidano come voci infondate le ipotesi che si fanno su nomi come Dario Franceschini, Lorenzo Guerini, Roberto Gualtieri. “Non siamo noi a dare le carte – taglia corto una fonte Dem – in Parlamento i nostri gruppi valgono meno del 15% alla Camera e al Senato”.

Ma intanto la prospettiva “europea” fa tirare in ballo anche nomi finora fuori dalla mischia come David Sassoli o Paolo Gentiloni. I nomi di Marta Cartabia, Carlo Cottarelli o Luciana Lamorgese si fanno in una prospettiva elettorale, se le consultazioni dovessero fallire. E poi c’è chi cerca di immaginare un premier costruito su misura di una maggioranza Ursula, che includa anche Forza Italia e qui tornano i nomi dei ‘dialoganti’ Franceschini e Guerini. Ma sono temi del dopo, come anche il totonomi di un Conte ter con dentro anche Renzi ministro. Il primo giro di consultazioni si farà sull’ipotesi del “ter”: le delegazioni Pd, M5s e Leu faranno sicuramente il suo nome. Se fallisse, si aprirebbe la partita per un premier o una maggioranza alternativa. O, dice un sottosegretario Dem, più probabilmente la via delle urne, con Conte leader di un’alleanza contrapposta a quella di Salvini e Renzi ai margini.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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