Guapparia al Comune di Marano. Dipendenti sull’orlo di una crisi di nervi. L’ente è come la Corea del Nord: nulla deve trapelare all’esterno

Guapparia e onore, ormai il Comune è una piccola Corea del Nord: chi chiede spiegazioni è visto come un nemico.

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Tempi di “guapparia” all’ufficio tecnico comunale di Marano. Le indagini sul Comune, il paventato scioglimento per mafia, sembrano non aver fatto breccia nelle menti di alcuni dipendenti comunali. Alcuni dipendenti. Perché bisogna dare sempre a Cesare quel che è di Cesare e ammettere che negli uffici ci sono anche tante persone con cui si può dialogare, interfacciarsi e che non hanno mai trasceso.

Negli uffici di via Nuvoletta – causa il clima da caccia alle streghe alimentato da alcuni fallimentari funzionari e dirigenti (che cercano in questo modo di coprire le loro magagne), è praticamente impossibile accedere. Anche nei giorni di ricevimento il pressing è asfissiante. Non lo è invece per gli amici degli amici o per certi geometri e architetti prezzemolini (altra rovina del Comune di Marano), che possono conversare in libertà con i dipendenti e stare ore sui pianerottoli o negli uffici. Tutti gli altri (salvo rare eccezioni) vengono guardati con sospetto, boicottati e in qualche caso presi a male parole come è accaduto ieri.

Non essendoci un ufficio stampa né tanto meno uno sportello per le relazioni con il pubblico e con la parte politica ormai assente (fortunatamente), ci si dovrebbe quanto meno attrezzare potenziando il sito istituzionale dell’Ente o relazionando gli addetti ai lavori (magari ogni 10-15 giorni) sui provvedimenti adottati o sui legittimi dubbi di giornalisti e cittadini.

Niente di tutto questo, invece. Gli uffici del Comune di Marano sono diventati una sorta di piccola Corea del Nord. Niente deve trapelare, perché si tratta di “segreti di Stato” e la trasparenza amministrativa deve essere un optional. Poco o niente deve trapelare perché – salvando la buona pace di qualcuno – poco o niente si fa e quando si fa lo si fa solo dopo le denunce mediatiche o di qualche cittadino. Volete qualche esempio di cose non fatte?

Per trent’anni hanno glissato sugli allacci abusivi. Da 20 anni non sgomberano case occupate illegalmente. Da 20 anni non abbattono capannoni abusivi. Per 15-20 anni non hanno visto case abusive che sorgevano come funghi. Per anni (fino a quando certo stampa non ha affondato il dito nella piaga) non hanno visto le auto in tripla fila sui corsi principali o tutto quello che accadeva e accade al mercato ortofrutticolo o al cimitero. Le colpe, naturalmente, non sono solo dei singoli dipendenti o responsabili dei procedimenti, ma anche dei numerosi dirigenti che negli anni si sono mangiati la città e se se sono altamente infischiati delle norme.

Quando poi si accorgono di qualcosa o sono costretti ad agire, i procedimenti disciplinari finiscono quasi sempre in farsa e anche qui gli esempi abbandonano.

Al dipendente-guappetto di ieri, misero nei modi e negli atteggiamenti, non possiamo che esprimere la nostra pietà umana. Al commissario straordinario Fico consigliamo di fare – norme permettendo – un po’ di sana pulizia in certi ambienti. Ma anche questa è pura utopia.

© Copyright lo sceriffo, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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