Chi mastica di politica a Marano, non certo i neofiti di questo consiglio comunale, ricorderanno un episodio verificatosi una decina d’anni fa, quando al governo della città c’era Salvatore Perrotta, sindaco dei Ds sostenuto dall’allora Margherita, Rifondazione comunista e alcune liste civiche.
L’episodio è ricordato come il Patto di Baia Domizia. Ma cosa accadde nella ridente località del litorale casertano? Accadde che cinque consiglieri comunali, in dissenso con il leader della Margherita locale, all’epoca il dominus era Biagio Iacolare, fecero gruppo a sé e, forti del loro cospicuo numeri, numeri tali da poter condizionare pesantemente l’andamento del Consiglio comunale, pretesero l’assegnazione di due assessorati.
I maggiorenti della Margherita dovettero, in prima battuta, fare buon viso a cattivo gioco e accettarono le richieste dei cinque, che si proposero anche a nome di un sesto che ha sempre però negato di essere stato informato sulla conduzione di quella trattativa politica. L’accordo fu siglato in una villa di Baia Domizia, all’epoca nelle disponibilità di un noto personaggio politico.
Poi la storia cambiò: nel giro di pochi giorni, anzi poche ore, fu avviata l’operazione che avrebbe portato alla frantumazione del gruppo. I consiglieri furono contattati, avvicinati singolarmente e qualcuno cedette alle lusinghe e poco dopo divenne assessore. Il gruppo si spaccò e il sindaco Perrotta e la Margherita, partito di maggioranza relativa, riuscirono a dormire sogni tranquilli per altri anni.
Per molti lo strappo dei consiglieri di Visconti, che ieri hanno risposto per le rime e con coraggio al primo cittadino annunciando il loro sostegno esterno alla maggioranza, ricorda quel tentativo, poi naufragato per i motivi elencati.
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