Flop in Umbria e Pd e 5S si scaricano le colpe

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Fin dal primo momento dem e grillini hanno fatto partire lo scaricabarile. Delusi soprattutto i 5 Stelle che, a nemmeno due ore dalla chiusura delle urne, già palravano di un esperimento che “non ha funzionato”, chiudendo così a qualsiasi ipotesi di una coalizione anche a livello nazionale. Tace, per ora, Luigi Di Maio, mentre Nicola Zingaretti sottolinea come il Partito democratico debba ora “riflettere molto su questo voto e le scelte da fare” e accusa “il caos di polemiche che ha accompagnato la manovra economica del governo”. A partire cioè dalle contestazioni rivolte dai grillini all’operato di Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri. Ma anche da Matteo Renzi che non ha perso occasione per rinfocolare gli animi.

E oggi rincara la dose pure la senatrice Monica Cirinnà che, a Radio Cusano Campus, ammette le colpe del Partito democratico (“Pensavamo di poter contenere i danni, io non sono convinta che li abbiamo contenuti”, dice), ma punta il dito contro il Movimento 5 Stelle: “Il M5S nasce come movimento di protesta e poi si rende conto che il governo è un’altra cosa, un gruppo di persone molto litigioso al suo interno e si trova a gestire una roba che loro non sono in grado di gestire”. E se la prende pure con l’ex premier e attuale leader di Italia Viva la cui “linea centrista e neoliberista” ha danneggiato il partito. Parla di “sconfitta evidente” il capogruppo Pd in Senato, Andrea Marcucci, secondo cui non ci saranno ripercussioni sul governo, ma che mette comunque nel mirino i giallorossi: “Il matrimonio tra Pd e M5S in Umbria mette in evidenza tutti i limiti di alleanze costruite all’ultimo minuto e senza contenuti”.

E se c’è chi – come l’europarlamentare 5S Dino Giarrusso – assicura che l’alleanza alle Regionali “non mi risulta” archiviata, c’è anche chi tra i pentastellati ‘festeggia’ un risultato che dà ragione a chi quell’alleanza non l’ha mai digerita. Come Gianluigi Paragone che, in un video su Facebook, imputa la “disfatta” alla mancanza di “coerenza e linearità” legata all’alleanza con il Pd e alla scelta di un candidato “vicino a Forza Italia”. E getta un’ombra anche sul premier, al centro di un’inchiesta del Financial Times che lo vede legato a un fondo indagato dal Vaticano. “Sarebbe stato meglio andare da soli e schiacciare il Pd”, dice ancora Paragone pur sottolineando di voler restare nel movimento, “Non accuso Di Maio, e forse l’errore è di Conte, e anzi la sconfitta è proprio di Conte (va dal re del cashmire, altro che avvocato del popolo), di Fico e anche di Grillo che continua a insistere con quell’alleanza. Non oso pensare cosa potrebbe accadere, in Emilia Romagna, Toscana, Calabria…”

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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