L’ultrà che investì e uccise il tifoso interista gestiva un’azienda di pompe funebri coinvolta nell’inchiesta sui Cesarano

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Una sorta di ammissione, unita alle immagini delle telecamere, alle testimonianze, ai risultati delle perizie: solo l’auto del 39enne Fabio Manduca, tra quelle analizzate, avrebbe segni di investimento e schiacciamento. Manduca ha precedenti per furto, ricettazione, commercio di prodotti falsi e truffa. E la sera degli incidenti aveva a bordo della Renault il fratello del capo dei “Mastiffs”, gruppo ultras tra i più vicini ad ambienti di camorra. Il suv era tra i mezzi arrivati da Napoli in modo autonomo rispetto al resto del tifo organizzato. La Curva nord interista tese un agguato in via Novara.

Manduca è stato arrestato all’alba questa mattina in casa sua a Napoli. L’ordinanza cautelare per omicidio volontario è firmata dal gip Guido Salvini. Agli agenti della Digos non ha detto nulla. Nella vita è titolare con il fratello di una ditta di pompe funebri, la Manduca, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria sui Cesarano e destinataria di una interdittiva antimafia.

Sulla sua pagina Facebook continui riferimenti a Gomorra e di recente un post della pagina ‘O’ sistema’, contro i pentiti di mafia con le parole di Raffaele Cutolo, il fondatore e leader della Nuova camorra organizzata; nelle parole del boss che risalgono ad un’intervista a Repubblica del 2006, anche un riferimento al procuratore Francesco Greco, che a detta del camorrista aveva provato nel ’94 a convincerlo a pentirsi. E’ stata oggi proprio la procura di Milano, ora diretta da Greco, a coordinare le indagini con sostituto Letizia Mannella per l’arresto dell’ultrà napoletano. All’arresto di Manduca si è arrivati dopo quasi dieci mesi di indagini caratterizzate dalla “omertà” dei due gruppi ultrà, quelli napoletani e interisti protagonisti dei tafferugli, che non hanno collaborato alle indagini, tanto che gli investigatori hanno dovuto incrociare le versioni rese da alcuni ultras per corroborare i riscontri emersi dalle immagini delle telecamere. Solo Luca Da Ros, ultrà nerazzurro che poi ha patteggiato per l’accusa di rissa aggravata, come aveva spiegato il gip Guido Salvini, ha svelato la “identità di numerose persone coinvolte” nella ‘guerriglia’ con una scelta non certamente facile per la “pressione che i gruppi di tifosi ultras sono in grado di esercitare”. E aveva manifestato “un concreto distacco da quelle regole di un’omertà che caratterizza la realtà di tali gruppi”.

In parte fonte Repubblica

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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