Due vigili di Marano indagati dall’antimafia, il Comune chiede al prefetto di revocare le funzioni di polizia giudiziaria

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Vigili urbani di Marano nel mirino della Dda di Napoli, il Comune scrive al prefetto per sollecitare la revoca della qualifica di polizia giudiziaria. La richiesta è stata sottoscritta dal vertice dell’amministrazione cittadina e ora spetterà all’autorità territoriale di governo decidere se revocare qualifiche e funzioni ai due esponenti del comando coinvolti. Sono due glia genti su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito di un’inchiesta condotta dal pubblico ministero Maria di Mauro, in forza alla Direzione distrettuale antimafia. I due vigili (per un terzo, inizialmente coinvolto, è stata formulata dallo stesso pm la richiesta di archiviazione) sono accusati di omissione in atti d’ufficio tesi a favorire le attività del clan Orlando, egemone da alcuni anni a Marano e nei comuni limitrofi di Calvizzano e Quarto.
La storia.
L’indagine ruota attorno ai controlli eseguiti un anno e mezzo fa presso l’autorimessa Orlando di via De Curtis, a due passi dal municipio. La commissione straordinaria, in quel periodo al governo della città, sollecitò – attraverso il dirigente Di Pace – il comando dei vigili urbani affinché fosse verificate la regolarità delle autorizzazioni commerciali e urbanistiche dell’autorimessa, operante da moltissimi anni su terreni (la scoperta venne fatta contestualmente agli accertamenti) di proprietà della Curia, ma poi trasferiti nel patrimonio immobiliare del Comune di Napoli.
Secondo quanto ricostruito dal magistrato inquirente, i due agenti non avrebbero assunto alcun provvedimento né tanto meno avrebbero relazionato il dirigente comunale su alcune circostanze. Quali? L’area oggetto dei controlli era occupata, senza alcun titolo, da un esponente della famiglia Orlando fin dal 1986, non essendo lo stesso né il proprietario né tanto meno il conduttore del terreno. Orlando, su quel lembo di terra, aveva realizzato un manufatto abusivo e gestiva il parcheggio in assenza delle autorizzazioni richieste (Scia), che sarebbe stata presentata solo in una fase successiva al primo sopralluogo dei vigili. Il primo controllo nell’autorimessa, oggi sequestrata, è datato 8 febbraio 2018, ma l’attività veniva effettivamente chiusa dai vigili dopo la metà di marzo, trentasette giorni dopo e solo – come evidenziato dal pm – sulla scorta di un ulteriore controllo richiesto dal dirigente comunale ai carabinieri della locale compagnia.
I legali dei due agenti coinvolti hanno sempre rispedito al mittente ogni addebito a carico dei loro clienti. Nei prossimi giorni si saprà se i due andranno a giudizio o se il gip deciderà di archiviare il caso.
© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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