Per Marco Di Lauro trasferimento a Sassari: per lui il 41 bis. In carcere con gli altri super boss d’Italia

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Sassari, carcere Giovanni Bacchiddu, dove i reparti del 41 bis (carcere duro) «sono situati appositamente sotto il livello del terreno, tanto da provocare una diminuzione progressiva dell’aria e della luce naturale che filtra, solo attraverso piccole finestre, poste in alto sulla parete, o lucernai». E’ quanto ha annotato nel suo rapporto, il Garante nazionale, dopo la visita a gennaio scorso, presso il penitenziario sardo.

E’ proprio lì, a Sassari, che è stato destinato il detenuto
Marco Di Lauro, fino a due sabati fa super latitante,
con più di 14 anni passati in clandestinità.

Il 38enne (difeso dall’avvocato Gennaro Pecoraro) è stato arrestato in un appartamento di Via Emilio Scaglione a Chiaiano e nella stessa serata del 2 marzo condotto presso il carcere di Secondigliano. Struttura che Di Lauro avrebbe lasciato proprio nelle scorse ore per essere trasferito nella casa circondariale isolana. Il cambio di penitenziario è propedeutico all’applicazione del regime del 41 bis nei suoi confronti.

Una scelta obbligata rispetto
a una figura del suo spessore criminale.

Nel frattempo continuano le indagini per ricostruire le tappe della latitanza di F4 (chiamato così perché quarto dei dieci figli maschi di Ciruzzo ’o milionario) e per individuare la rete dei fiancheggiatori che ha reso possibile una fuga di oltre 14 anni, fornendo appoggio a quello che è stato un vero e proprio «fantasma».

Senza una macchina organizzativa funzionante alla perfezione a cui affidarsi, è semplice dedurre, che il periodo passato in clandestinità da Marco Di Lauro sarebbe stato molto più breve. Ma anche le organizzazioni più solide, che spesso sono le più semplici dal punto di vista strutturale, sono esposte a cortocircuiti, e alla fine lo Stato ha avuto la meglio sul camorrista in fuga. Che, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere, nel corso dei due interrogatori di garanzia, aveva detto di non aver mai lasciato la città di Napoli.

Nel momento in cui ha invece risposto alle domande
sulle sue generalità, gli è stato chiesto anche se avesse figli. Marco Di Lauro ha affermato deciso: no.

Naturalmente si tratta delle sue parole che non tolgono né aggiungono alcunché a quanto finora è stato ricostruito sulla sua latitanza. Sono parole che vanno prese con il beneficio dell’inventario. Del resto per lui ha poco o nullo valore ricordarsi dove sia stato negli ultimi 14 anni. Al momento, ciò che conta è dove passerà i prossimi anni della sua vita da recluso. E il futuro che è già presente, si chiama Sassari, si chiama carcere Giovanni Bacchiddu, si chiama 41 bis.

I cancelli della sezione «incubo» del Bachiddu sono stati inaugurati da Leoluca Bagarella, il padrino corleonese, cognato di Totò Riina, responsabile di decine di omicidi, ed è stato il primo a protestare duramente contro gli agenti di polizia penitenziaria che sorvegliano il blocco detentivo del supercarcere. La stessa sorpresa che ha accolto gli altri 89 detenuti, convinti di essere trasferiti come di routine e invece sono finiti dietro i cancelli del carcere. Lì è stato “spedito” il padrino di «Gomorra-La serie» Raffaele Amato, lo spagnolo, che nella fiction era Salvatore Conte. Non c’è invece il suo nemico giurato Paolo Di Lauro, mentre c’è suo cognato Raffaele D’Avanzo. Presente invece Antonio Mennetta, el Niño, boss dei «girati» della Vanella Grassi. Tra gli uomini di calibro è «ospite» Eduardo Contini ’o Romano, al vertice dell’Alleanza di Secondigliano. C’è Michele Mazzarella, figlio di Vincenzo, per anni al comando di Forcella. Giovanni Aprea, capoclan di San Giovanni, soprannominato punta di coltello, per la sua capacità di usare le lame: è nel padiglione nord. Il super boss di Marano Giuseppe Polverino, alias ‘o Barone, è nel lato est del penitenziario, vicino a Rocco Morabito, capo della ’ndrangheta. La lista è lunga: nel super carcere ci sono Giovanni Birra, lo spietato killer di Ercolano; Francesco Bidognetti, Pasquale Zagaria, fratello di Michele e Vincenzo Schiavone detto Sandokan. Antonio De Luca Bossa, ergastolano di Ponticelli con aderenze anche a Pianura è stato trasferito da poco, così come Ciro Minichini, del quartiere di Barra.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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